L’Unieuro, Tommaso Pinza e la via per riavvicinare i giovani VIDEO

Quando uno 19 anni fa nasceva, esattamente nel maggio del 2006, l’altro i 19 anni li aveva compiuti da un mese e si accingeva a chiudere, con una media di 12 minuti giocati a partita, la sua prima annata di serie B con addosso la maglia della Fulgor Libertas, ossia quella propria città.

Il primo risponde al nome di Tommaso Pinza, il gioiellino del settore giovanile della Pallacanestro 2.015 che la società ha richiamato dal prestito alla Virtus Imola assicurandogli nella prossima stagione, un posto “nei 10” della prima squadra in serie A2. Il secondo è Matteo Frassineti, forse l’unico forlivese che negli ultimi 45 anni sia riuscito in parte a essere “profeta in patria”.

Sì, in parte, perché Pinza ha la prospettiva di poterlo diventare in A2, quella che beffardamente il destino ha negato al “Frasso”, biancorosso dal 2005 al 2010 in cadetteria ma al piano di sopra solo in quel 2014-2015 cancellato dagli annali per la sciagura Max Boccio.

Storia lunga e problematica

Quella dei giovani forlivesi che non solo non riescono a imporsi a casa propria, ma che spesso non hanno avuto reali possibilità per poterci almeno provare. Una storia che sarebbe giusto tentare ora di cambiare. Anzi, che è fondamentale cambi per il futuro stesso di una città di basket la cui passione invecchia pericolosamente di pari passo con l’età media del suo pubblico. Una città che vede i giovani e giovanissimi sempre meno interessati e coinvolti dalle sorti dell’Unieuro, sempre più lontani da quel “Palafiera” in cui generazioni hanno bramato di giocare e fatto a spintoni per poterci entrare. Tante generazioni, ma non la Gen Z, la cui presenza alle gare dei biancorossi è minimale se rapportata a tanti altri palasport di A2.

Riavvicinarla è l’obiettivo

Che diventa ancora più importante di quelli che, in campo, potrà raggiungere la squadra di Antimo Martino, perché ci si gioca ciò che Forlì potrà essere nei prossimi dieci anni. Questa quindi deve essere una stagione di nuova semina sotto molteplici aspetti, ma una carta da giocare subito c’è ed è proprio la presenza di “Tommy Gun” Pinza. Se potrà avere minuti in campo, anche pochi, ma veri, non solo si investirà davvero sullo sviluppo di un giocatore di qualità “fatto in casa”, ma si investirà sulla ricaduta di immagine, simbolica e di richiamo, che un ragazzo forlivese protagonista in A2 può avere su tanti concittadini adolescenti, teenager e ventenni: portando i più piccoli in palestra, i coetanei al palazzetto.

La città ne ha tanto bisogno

Come ne aveva da metà anni 80 a metà anni 90, quando una nuova generazione divenne protagonista sugli spalti. Quella che, però, lo è ancora in larga maggioranza. Quei giovani e quegli studenti ora 50enni, ebbero anche i propri “modelli locali” per cui andare a tifare. C’era la generazione del Liceo Scientifico che divenne campione d’Italia nel 1991, c’erano gli Alessandro Vitali, che a 17 anni fu memorabile protagonista di 40 minuti (con 8 punti) nel derby del 1988 contro la Fortitudo, i Luca Cimatti (27 presenze dall’89 al ’91), i Federico Manucci, i Francesco Berlati (48 punti dal ’93 al ’95), i Riccardo Marisi...

C’era, soprattutto, Marcello Casadei, l’emblema del talento forlivese precocissimo (prima convocazione a 14 anni a Reggio Calabria, nel 1986) che se non è riuscito a farcela per davvero ha comunque segnato un’epoca. Classe 1972, dal 1986-87 al 1992-93 ha totalizzato 124 presenze e 68 punti, giocando a 19 anni in quintetto contro l’Olimpia Milano in A (125 minuti nel 1991-1992) e 133 minuti (5 di media) a 20 anni nella sua ultima annata forlivese.

Pinza può fare di più

Ma può avere lo stesso impatto sul pubblico di Marcello. Perché chi delle Generazione X, in quegli anni, non andava a tifare Fox, Landsberger, McAdoo, Dawkins, ma un po’ anche lui. Riconoscendosi in lui. Così come, poi, i Millennials hanno tifato per Frassineti. E poi? Luca Campori ha giocato 586 minuti dal 2019 al 2021, ma era il periodo del Covid e il segno non ha potuto lasciarlo. Ora invece Pinza può essere un simbolo per la Gen Z e i 12enni della Gen Alpha. E il basket forlivese ha urgentemente bisogno di lui e di questi ragazzi. Ha bisogno di presente e di futuro, non di restare una piazza e un pubblico passatisti.

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