L’Unieuro deve trovare la forza di reagire per riaprire la serie

No, non doveva finire così. E non parliamo di risultato sportivo maturato sul campo, che per ora dice RivieraBanca in vantaggio 2-0 nella serie contro l’Unieuro, ma di tutto ciò che sul campo, e potenzialmente anche sul suo verdetto, si riverbererà di quanto accaduto a Rimini prima della palla a due di martedì. Perché per tutta la durata di questo appassionante e attesissimo derby di semifinale, che sia una gara, che siano due o addirittura che si rivelino essere tre considerando anche una poco probabile, ma non da escludere a priori, “bella” al Flaminio, sui campi vedremo 20 giocatori, 3 arbitri e poi il vuoto cosmico. E non erano certo uno (o due) palasport vuoti, ciò che ci aspettavamo e che questa serie, vanto della Romagna dei canestri, meritava.

In un’epoca storica e in un Paese come l’Italia, dove vanno di moda le “punizioni esemplari” (il che non significa per forza giuste), il comportamento criminale di un gruppo di “non tifosi di fatto” di Forlì e del basket, ma che abusano della scusa sportiva per delinquere, ha portato al pugno duro delle porte chiuse per tutto il resto della semifinale. Questo priva due città del diritto di sostenere le proprie squadre a bordo campo, la Pallacanestro 2.015 (che aveva già venduto 1.500 biglietti) di uno o due incassi fondamentali per il proprio bilancio e la programmazione della prossima stagione sportiva (circa 35mila euro a gara) e l’Unieuro di coach Antimo Martino di quella spinta, forse indispensabile, per superare Rbr e contenderle ancora la finale. Se un anno fa, in semifinale con Trieste, la squadra fu accusata da alcuni gruppi di non avere onorato la città, oltre al danno economico e sportivo, che onore ha mai fatto al nome di Forlì, la follia di martedì?

Impossibile pensare che tutto questo non pesi domani sera nella surreale garatre dell’ Unieuro, chiamata ad andare oltre il valore di un’avversaria che ha confermato sul campo tre punti di forza fondamentali: la qualità dei singoli, che nei finali testa a testa è sempre decisiva da che basket è basket, uno strapotere a rimbalzo che si sta rivelando determinante, e una lucidità e personalità nelle fasi clou che non ha bisogno di essere spiegata. Chi per 38 gare fa corsa di testa, contendendo a Udine la promozione diretta fin quasi all’ultima curva, questa personalità ce l’ha. Stop.

Cosa può fare, dunque, Forlì? Nulla di più in termini di atteggiamento, impegno, sforzo, mentalità. A Rimini è stata da applausi in ognuna di queste voci. Ha bisogno di presidiare i propri tabelloni, limitando al massimo i secondi tiri avversari (e quanto si sente, al riguardo, la mancanza dei centimetri e del fisico di Magro...) e di trovare un mattone da ognuno dei propri elementi. Compreso quel Luca Pollone, i cui 3’40” di presenza martedì, tutti nel break forlivese del secondo periodo, pongono interrogativi pensando a rotazioni già in sé più corte. Domani non ci sarà tempo, però, per altre domande. Da se stessa e solo da se stessa, l’Unieuro deve trovare la forza per dare risposte.

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