Basket A2, Zampini: “Unieuro, una squadra vera”

A testa alta, anzi altissima, in un cammino che da Udine a Trieste potrebbe portare l’Unieuro “d’in sulla vetta di una storia antica” e attuale al tempo stesso. Non per rimirare passeri solitari, ma se stessa, solitaria... capolista. Esattamente come lo fu un anno fa al termine della regular season.

Per giungervi su quella vetta non servirà solo battere Trieste, ma sarà necessario l’aiuto di Verona nella sua sfida casalinga con la Fortitudo Bologna, ma se i romagnoli saranno quelli visti domenica scorsa al “Carnera”, la combinazione dei due risultati conterà il giusto. Ancor più importante sarà il messaggio lanciato a se stessi e al campionato. Già, ma cos’è stata, davvero, l’Unieuro a Udine? A spiegarlo è Federico Zampini, uno dei grandi protagonisti del successo più significativo e di spessore conquistato dai biancorossi in questo campionato.

«Siamo stati una squadra che voleva imporre il proprio basket anche su un campo così importante e davanti a un sold out di pubblico e che è riuscita a farlo - ammette il play dei forlivesi - Certo, siamo partiti frenati soprattutto in attacco, ma in un contesto simile e con una posta in palio così alta davanti, ci stava. L’importante è che non ci siamo mai disuniti e abbiamo continuato a seguire il nostro piano. Quando, poi, abbiamo capito di avere invertito la tendenza e che la gara potevamo portarla a casa, siamo stati bravi a imbucare canestri difficili, ma ancor più a stringere in difesa e allora sì che abbiamo imposto noi stessi».

Forlì è riuscita in questa impresa anche grazie a un’abitudine diversa e importante che si è costruita rispetto a Udine. «Loro, in casa, non erano abituati a giocare finali punto a punto, noi sì e questa differenza siamo riusciti a farla pesare. Tutte quelle partite giocate agli ultimi possessi o vinte ai supplementari nel girone d’andata, hanno forgiato la nostra mentalità».

Già, ma perché l’Unieuro riesce sempre a farle sue le gare sul filo dell’equilibrio? Zampini ha la sua teoria. «Queste situazioni le alleniamo, lavorando sempre con grandissima intensità che poi si traduce in campo, però credo che abbiamo anche l’intelligenza di capire quali siano i punti deboli degli avversari. Una volta individuati, li colpiamo. Credo sia questo a fare la differenza tra una squadra vera e una che lo è solo di nome».

E quella di Antimo Martino è una formazione che sa di essere “vera” e, ora, sa di poter giocare alla pari con chiunque. Anche con chi, in sede di pronostico, aveva più credito di lei. «Noi non ci facciamo condizionare dal pensiero altrui e comunque adesso tutti stanno iniziando ad avere rispetto per quanto stiamo facendo. È normale accreditare all’inizio chi, sul mercato, ha speso di più, ma da Tortona a Pistoia la storia dice che poi è il campo a dare i suoi verdetti. Noi pensiamo di poter stare alla pari con tutti e ci stiamo meritando il rispetto di chi deve sfidarci».

Ora toccherà a un Trieste in crisi (3 ko esterni di fila) frapporsi tra Forlì e il possibile primato. «Vedremo cosa farà Bologna a Verona, ma più che per i riflessi sul calendario della fase ad orologio, una nostra vittoria e una sconfitta della Fortitudo porterebbero ad avere due punti in più rispetto ad entrambe che nella graduatoria che determinerà, poi, il ranking play-off, avrebbero un peso. Di certo non sfideremo Trieste con la pancia piena dopo la vittoria di domenica».

Anche perché affiancare il concetto di sazietà al nome di Federico Zampini è una contraddizione in termini. «Pur cercando prima di tutto di non essere di peso alla mia squadra, credo di avere intrapreso quel percorso in ascesa che volevo dopo il mio infortunio del 2022. A dicembre di quell’anno ero sotto i ferri, 12 mesi dopo ho vinto il premio di Mvp del girone Rosso. Considerando tutto il lavoro che c’è stato in mezzo, sono contentissimo».

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