RivieraBanca da applausi ma ora deve salire l’ultimo gradino

Ci sono passi da compiere, probabilmente questo è uno dei passaggi chiave che una società deve fare per tornare nell’olimpo del basket italiano. Del resto, Rinascita Basket Rimini come sodalizio è giovanissima: appena 7 anni, ancora da compiere, e tentare la salita in serie A al terzo anno di A2 è, come si dice in questi casi, tantissima roba. Altre società, la Pallacanestro 2.015 Forlì in primis, ma anche la stessa Cantù, ci hanno provato più volte ma non ci sono riuscite, segno che l’ultimo passo, quello che ti spinge nella massima serie, resta sempre il più difficile.

Una gloriosa incompiuta

Che poi in realtà garatre della finalissima per la promozione in Serie A è stata la partita più bella della saga, sicuramente quella giocata meglio da RivieraBanca, che ha tirato con ottime percentuali dal campo (58 per cento da due e 41 per cento da tre dopo aver rasentato il 20 per cento nelle prime due) e, senza quel sanguinoso 7/17 in lunetta, forse non avrebbe avuto bisogno, nel finale, di quel “fischio ingoiato” sul contatto di De Nicolao su Marini, che, di riffa o di raffa, è risultato decisivo per le sorti del match.

Cantù è stata superiore

Al netto di una considerazione: se una squadra ti supera 5 volte su 5 in stagione, significa che è superiore. E proprio da questo aspetto, una volta smaltita la rabbia degli ultimi secondi di gara con quel doppio tecnico che ha portato all’espulsione per i ripetuti “vergogna” urlati agli arbitri, è partito Sandro Dell’Agnello: «In primis complimenti doverosi a Cantù ci ha battuto, ha vinto il campionato ed è stata molto brava. Era la squadra favorita sin dal luglio dello scorso anno per vincere il campionato, ci ha sconfitto due volte in regular season e tre volte nella post-season per cui direi che abbiamo poco da recriminare».

E’ altrettanto vero che la Rinascita l’ha tenuta dietro in classifica dopo 38 partite, nelle quali RivieraBanca ha strameritato il secondo posto e cullato per parecchio tempo anche il primo, di fatto perso in quella crisi che tra fine febbraio e inizio marzo è costata la possibilità di salire direttamente in serie A. Poi, nei play-off, si sa che quando ti trovi contro una corazzata con 10 giocatori 10 e una qualità diffusa come quella di Cantù, il rischio di sbatterci contro c’è. «L’Acqua San Bernardo si è dimostrata superiore a noi - continua il trainer biancorosso - abbiamo fatto una partita secondo me ottima da tutti i punti di vista, mi dispiace solo perché gli ultimi 3 minuti sono un po’ rivedibili da tutti i protagonisti che erano sul parquet. Questo non toglie nessun merito a Cantù, hanno giocatori che hanno fatto finali scudetto e hanno vinto campionati, siamo stati bravissimi a tenergli testa».

Quei due parziali devastanti

Due sono le fotografie più nitide della serie finale: i parziali che, negli ultimi quarti di garadue e garatre, sono costati le partite. A Rimini fu 22-1, a Desio 23-3: è chiaro che in partite punto-a-punto questi strappi pesino tantissimo ed evidentemente la squadra di Brienza ha avuto più presenza fisica e mentale nei momenti decisivi. Resta comunque l’amaro in bocca per quell’episodio finale, anche se sarebbe meglio lasciarsi con il ricordo della straordinaria stagione di RivieraBanca, che sicuramente ci riproverà con ancor più forza e maggiore esperienza.

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