Dell’Agnello e la parola d’ordine della Dole Rimini: “Solidità”

Tante notizie positive nella gara d’esordio con vittoria della Rinascita: a Milano, infatti, la Dole ha di fatto sempre condotto le danze, prendendo il largo nel secondo periodo (+11 all’intervallo) e deflagrando nel terzo quarto, dove si è toccato anche il +26 prima dell’unico black-out, uno 0-18 che però praticamente non è costato nulla se non un minimo spavento (Urania a -8 ma subito ricacciata indietro).
Insomma, la prima di Rbr nella nuova A2 che vede Denegri e compagni tra le favorite per la promozione, ha confermato le sensazioni del pre-campionato: squadra profondissima, capace di compensare l’assenza di un pezzo grosso come Gora Camara, pericolosissima sul perimetro dove si esordisce con un 17/39 (44%) che fa il paio con le buone, vecchie abitudini.
«Sono contento perché abbiamo fatto la partita che avevamo preparato - dice un raggiante Sandro Dell’Agnello - un match molto accorto e molto intenso. E’ vero che nel quarto periodo c’è stato un attimo di sbandamento ma ci sta, sono stati tre minuti in cui ci è andato tutto storto e l’Urania ha messo tre canestri di talento. Siamo però stati in generale molto solidi, la prestazione di squadra è stata soddisfacente».
Le assenze di Camara da una parte e Gentile dall’altra hanno senz’altro tolto qualcosa alle due contendenti, che però hanno messo in mostra ottime giocate, con la Dole a beneficiare delle tante alternative sugli esterni, tanto da tentare dieci conclusioni in più da tre che dia due.
In generale però si iniziano a capire le differenze col passato: molto più mastice sul perimetro, qualche post basso in meno, ottime tramite in transizione. «Mancavano due giocatori importanti, è vero - conferma il coach biancorosso - ma la gara non è stata affatto semplice, lo è diventata perché poi noi siamo stati bravi a indirizzarla. Ma voglio ringraziare tutti i nostri tifosi (circa 200, davvero un bel numero per un sabato sera a 300 km da casa, ndc), ci ha fatto davvero molto piacere averli qua».
Il tecnico livornese ha anche utilizzato il ‘fuori-categoria’ Denegri come sesto uomo di lusso, preferendogli nel quintetto iniziale un Pollone ‘on-fire’ nel primo tempo (3/4 da tre), prima di abbassare un po’ le percentuali.
Non solo rotazioni
Insomma, un po’ come succedeva per Tomassini lo scorso anno, ci si tiene il ‘pezzo forte’ per i momenti clou della partita. «Finora abbiamo sempre ruotato, ma è dai tempi in cui giocavo io che il quintetto iniziale conta fino a un certo punto, nel senso che il vero quintetto è composto dai giocatori che sono in campo nei momenti importanti del match - spiega Dell’Agnello -. Non è così basilare lo starting-five iniziale, anche perché praticamente sempre nei primi cinque minuti le partite non le vinci e non le perdi. Io ho giocatori importanti che saranno in campo sicuramente nei minuti decisivi, ma io ne ho più di cinque, per cui tutti insieme sicuramente non posso metterli sul parquet».
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