Carasso: «Per il modo in cui sta giocando, Rimini può battere Rieti e arrivare in fondo»

Allora Carasso, il 6° posto finale vi soddisfa?

«A nostro parere avevamo una squadra che poteva chiudere dal 4° al 6° posto e visto l’inizio terribile, direi che siamo in linea con le aspettative».

Cinque mesi dopo il cambio di guida tecnica, che cosa è cambiato a livello tecnico?

«Tutto, c’è stata una svolta completa: nel modo di giocare, nella valorizzazione dei giocatori che hanno nettamente migliorato il loro rendimento. E abbiamo fato una cavalcata trionfale verso il sesto posto con un’alta percentuale a livello di vittorie».

Ha sentito Ferrari dopo l’esonero?

«No. Ma l’esonero di Mattia deve essere spiegato bene».

Da dove cominciamo?

«Dall’estate scorsa. Io ho commesso un errore, quello di iniziare la stagione con Ferrari. Per me aveva terminato il suo ciclo a Rimini, nonostante arrivasse da una buona stagione. E parlo soprattutto a livello tecnico, perché Mattia ha avuto il grande merito di capire e condividere i valori della nostra realtà, parlava la nostra lingua, si è messo in gioco anche fuori dal campo, portando all’esterno il nome e la filosofia di Rinascita».

E allora perché l’ha tenuto?

«Ho ceduto alle pressioni dei miei collaboratori che volevano continuare con Ferrari, allora abbiamo cominciato tutti assieme a costruire la nuova squadra, tutti gli acquisti erano condivisi con lui. Ma i fatti hanno detto che è stato un mio errore confermarlo perchè ho avuto subito la certezza di aver individuato i problemi della squadra».

L’ultimo posto in classifica è stato il momento più tosto della storia recente di Rinascita?

«Forse sì, ma in quei giorni si è vista la grande forza e compattezza della società che ha tenuto la barra sempre dritta. Il Cda era vivo, combattivo, presente, non menefreghista, mi ha trasmesso fiducia incondizionata, mi ha ribadito che potevo fare tutto quello che ritenevo giusto per risolvere la situazione».

Però è vero che qualcuno voleva cambiare i giocatori?

«Sì, ma non ho mai preso in considerazione questa ipotesi. Perché credo nelle loro qualità tecniche e ho apprezzato quelle umane: anche nei momenti più delicati non hanno mai cercato alibi, non hanno mai scaricato sui loro compagni le responsabilità, anzi se ne sono assunte. Ci hanno trasmesso valori importanti che poi sono venuti fuori con una nuova organizzazione tecnica».

Avevate timore che i tifosi vi abbandonassero?

«No e la risposta l’abbiamo avuta subito. Il popolo dei canestri è rimasto vicino a noi, al resto ci ha pensato Simone Campanati e il suo gruppo di lavoro che ha creato la partita come un vero e proprio evento sportivo totale. A volte non si sottolinea abbastanza il valore di questa figura, non è scontato che il Flaminio sia quasi sempre pieno».

Torniamo a novembre: quanti coach avete interpellato?

«Due, Sacco e Dell’Agnello. Entrambi ci hanno fatto un’ottima impressione».

Perchè Dell’Agnello?

«Volevo gerarchie chiare all’interno della squadra e lui mi ha risposto che le avrebbe date. Volevo che in campo ci fossero regole difensive e lui mi ha detto che sarebbe servito tempo ma avrebbe sistemato la difesa. Chiedevo intensità nel gioco e lui mi ha ricordato che alle sue squadre non era mai mancata. E ha concluso con un ‘allora stai cercando me’».

Quindi firma e primo allenamento giusto?

«Macchè, mentre Sacco avrebbe firmato fino al termine della stagione, Sandro voleva un biennale e lì la trattativa si era arenata. Quando l’ho chiamato era già in autostrada. Gli ho detto che ci avrei pensato qualche ora, chiedendogli di fare altrettanto, perché l’unico ostacolo era quello. Ci siamo aggiornati alle 9 di mattina e lui mi ha detto: facciamo due anni, ma se retrocedo o non sei contento di me, a fine stagione ci salutiamo».

Se RivieraBanca esce con Rieti che stagione diventa?

«Non perdiamo».

Perchè questa sicurezza?

«Al di là degli imprevisti, sperando di aver già dato con gli infortuni, abbiamo il 50% di farcela. Il nostro vantaggio può essere quello di confermare il basket che stiamo mostrando. Questa squadra ha tutto per eliminare Rieti».

E poi che succede?

«Avremmo quella leggerezza che ci potrebbe consentire di arrivare fino alla finalissima. Ora la squadra è matura, anche nei momenti difficili trova sempre la soluzione per uscirne e nei play-off questo è fondamentale».

Come procede il discorso sulla vostra possibile gestione del Flaminio?

«Grazie al nostro presidente onorario Giove Boldrini stiamo facendo grossi passi avanti e abbiamo incontrato la disponibilità dell’amministrazione comunale. E concludo dicendo che abbiamo in programma una gran bella sorpresa».

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