È Dane Diliegro l’ancora di salvezza dell’Unieuro Forlì in crisi

Basket

FORLÌ. Sta al basket forlivese come Marlena sta ai Maneskin. Infatti gli è stato chiesto di tornare a casa perché qua a Forlì i risultati fanno sentire il freddo e dopo tanti infortuni la società non poteva più aspettare. E Dane Diliegro “a casa” è tornato ed appare fisicamente il solito. Anche a parole lo è. Anzi, è ancora più istrione di quanto già non lo fosse la scorsa stagione.

Basta chiedergli come si senta e come abbia vissuto la lontananza dal basket giocato, che scorre un fiume in piena. «Il 6 maggio presi il volo da Bologna a Boston e il 6 febbraio ho ripreso quello Boston-Bologna: sono esattamente nove mesi e sono tanti perché in nove mesi puoi creare una vita – afferma il centro - Sono molto contento di essere qua, anche se è stata un po' una sorpresa. Un giorno ero al supermercato con mia mamma a comprare le mele e tre giorni più tardi mi ritrovo a Forlì con un contratto. Bene, perché per me è stato duro trovarmi per la prima volta in carriera fermo ad aspettare una chiamata. L'anno scorso non avevo fatto così male».

Ne erano arrivate altre prima di quella dell'Unieuro? «Ne erano arrivate quattro e per quattro volte ho fatto le valigie per poi disfarle. Tre settimane fa ero d'accordo su tutto con Verona, c'erano le mail e mancava solo il biglietto aereo ed io ero prontissimo. Poi è saltato tutto all'improvviso ed ero arrabbiato, ma alla fine è arrivata Forlì».

E Dane ha temuto che accadesse lo stesso? «Sì, ho avuto paura quando mi è stato detto che si doveva attendere il consiglio d'amministrazione della società».

Il general manager Renato Pasquali sorride. «E' vero, ma dalle 20.30 alle 22.30 ci siamo poi accordati su tutto e abbiamo fatto anche il biglietto aereo. A dire il vero il suo ritorno era nell'aria da giorni, non essendo chiare le condizioni di Daniel Donzelli, poi l'infortunio a De Laurentiis ci ha indotto a correre immediatamente ai ripari».

E poi, giù di metafora anche Pasquali, che cancella Archimede dai libri di matematica e vara il “Principio di Dane”. «E' motivato ed entusiasta e la spinta che può darci, in campo e in spogliatoio con la sua personalità, è pari a quella che riceve un corpo del suo peso immerso in un fluido».

Corpo in quali condizioni? «Buone, ho sempre fatto pesi e mi sono allenato cinque giorni a settimana lavorando anche su palleggio e tiro da fuori – afferma il centro - Dovevo farlo anche se non è stato psicologicamente facile: ringrazio la mia famiglia che mi ha spinto a non mollare. Ora sono stanco per il fuso orario, ma pronto a giocare in una squadra con più talento di quella dell'anno scorso che se sarà un motore con tutti i pistoni a muoversi allo stesso ritmo, sarà pericolosa. E poi mi eccita l'idea di giocare con Lawson. Sono curioso, è la prima volta che in una squadra il “big man” non sono io».

L'ultimo pensiero è per i tifosi, ma è “un pugno in una carezza”, sovvertendo Celentano. «Li ringrazio, mi hanno riaccolto con entusiasmo e mi hanno sempre chiesto di tornare, ma leggendo Facebook ho visto anche tante fantasie e i post di chi con me è stato poco carino. Ho letto i loro nomi, so chi sono».

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