Unieuro, Jackson: «Questa vittoria serve a tutti non solo a me»

Basket

FORLÌ. Negli annali e nella memoria dei forlivesi ci resterà eccome. Esattamente come tutte le vittorie che la provincia ottiene sulla grande città, come ogni volta che Davide sconfigge Golia e il basket forlivese prevale su quello bolognese. Specialmente quando quest'ultimo ha la “F” nel nome.

Che fosse Libertas, Fulgor Libertas o Pallacanestro 2.015 quest'anno, i duelli tra Forlì e Fortitudo hanno sempre fatto storia a sé e quello di domenica ha rispettato la regola perché nessuno poteva sospettare che i biancorossi, privi di Bonacini e con la coppia Diliegro-Thiam rimessa in piedi in qualche modo poche ore prima della palla a due, potesse tenere testa a un'Aquila con la bava alla bocca. Figurarsi batterla, ancor più impensabile fare diventare il derby una “passeggiata”.

E invece così è stato, per meriti romagnoli e demeriti di chi la “bava” non l'ha mai fatta vedere, al punto da fare domandare a tutti se il divieto di trasferta fosse stato preso alla lettera non solo dai tifosi, ma anche da Mancinelli e compagni, assenti ingiustificati.

Giustificata, invece, la mancata presenza in campo di Matteo Boniciolli per il malore che l'ha colpito in spogliatoio nel pre-gara. Dispiace, anche perché il tecnico triestino ieri pomeriggio, convocando una conferenza stampa, ha deciso di rassegnare le dimissioni per i problemi di salute che già nei mesi scorsi lo avevano tenuto lontano dalla panchina.

Tornando sul versante forlivese, era dal 2010 che i biancorossi non battevano la Fortitudo ufficialmente riconosciuta come tale dalla tifoseria felsinea. C'erano stati i successi sulla Effe Biancoblù, ma quelli non erano considerati derby al pari dei nove in una botta sola del 2009-2010 chiusi tra gioie e ferite sportive incancellabili come quella procurata da Matteo Malaventura.

Prima di allora Forlì vinse altre sfide memorabili come quella pre-pasquale del 1995-1996 con il tap-in sulla sirena di Kenny Williams, ma per tornare a una valanga come quella di domenica bisogna indietreggiare ai play-out promozione del 1989-1990 quando la Jolly di Virginio Bernardi battè due volte l'Arimo: 94-75 in casa con 42 punti in coppia di Fumagalli e Mentasti e l'incredibile 88-122 del Pala Dozza dove Bucci, McNealy e Albertazzi furono sovrastati dai 50 punti di Ceccarelli-Mentasti. Un successo di simili proporzioni non lo si ricorda da allora.

E adesso? Semplice, l'Unieuro non deve fermarsi qui. Sabato arriva Piacenza e ci sono due obiettivi in uno da centrare: la salvezza matematica e la possibilità di scavalcare in classifica proprio gli emiliani dando persino la caccia a una Mantova in caduta libera. Lasciare ad altri il 13° e finanche il 12° posto, alla fine darebbe alla stagione tutt'altra chiave di lettura. E il futuro sarebbe all'insegna dello sviluppo e non del repulisti.

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