Diliegro mental coach per la rinascita dell'Unieuro

Basket

FORLÌ. Se gli si chiede quanto sia felice e sollevato, in una scala da uno a dieci, dopo la vittoria su Trieste, la risposta lascia spiazzati. «Quanto? Direi cinque».

Come, solo cinque? Eppure il giorno dopo il successo, lui, Dane Diliegro, il centro dell’Unieuro diventato “virale” per le sue “storie” su Instagram, si è ripreso mentre in un non ben identificato luogo di montagna, di fianco al suo Suv, si prodigava in una danza che lasciava supporre una gioia fanciullesca e quasi estatica.

Già, ma Diliegro banale non lo è mai e la sua Dd-dance ha un significato che i “comuni mortali” non possono percepire.

Così come l’essere felice a metà, nella sua ottica, un senso ce l’ha. «Dico che il mio tasso di felicità è cinque perché siamo a gennaio, non ad aprile o a maggio e per me tutte le gare, tutte le vittorie o le sconfitte, hanno lo stesso peso e valore. Come ripeto spesso, non si deve mai volare troppo alto o cadere troppo in basso con il morale».

Danza nei boschi

Però quello dei tifosi e dell’ambiente, dopo Imola, era sotto i tacchi. «Sì, ho percepito questo nei tifosi e non so perché - sospira Diliegro - non posso controllare la loro opinione, ma non me ne cruccio perché conta solo quello che sappiamo noi che viviamo giorno per giorno in palestra. Noi sappiamo come stiamo lavorando e tutto il sudore, il sangue e il cuore che assieme allo staff e alla società stiamo versando».

Allora la danza che significato aveva? «Nelle mie avventure del lunedì, in mezzo al nulla, nel bosco mi sono detto che potevo ballare dove volevo esattamente come questa squadra che può fare ciò che vuole. Nel senso che può battere chiunque, dipende solo da noi stessi. Le voci esterne non devono influenzarci, dobbiamo vivere dentro la nostra bolla assieme ai tifosi che ci sostengono al palasport. È lì dentro che, tutti assieme, dobbiamo credere nelle nostre possibilità».

In viaggio

Già, ma ora l’Unieuro non sarà in casa. Sarà a Mantova e lontano dal Pala Galassi non ha ancora vinto. Come si replica quel clima anche in trasferta? «Dobbiamo riuscirci anche fuori casa portandovi la fiducia con la quale giochiamo a Forlì. È la nostra grande sfida. Come la si vince? Giocando da uomini».

Riuscire a togliere quello “zero” alla casella delle vittorie esterne darebbe ulteriore serenità ad un gruppo che una risposta ai dubbi delle scorse settimane forse l’ha già data. Nessuna frizione con Giorgio Valli cui tutti han dedicato la vittoria. «Vincere ha ridato fiducia a tutti - spiega Diliegro - anche a uno staff tecnico per il quale il successo su Trieste è stato simile allo stappare una bottiglia di Prosecco: tolto il tappo è uscita fuori tutta la tensione accumulata in precedenza. Questo in loro lo percepivo e sono stato doppiamente felice. Sono contento per loro. Quello di allenatore è un lavoro talmente difficile e stressante che una persona come me non potrebbe mai farlo».

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