Fulgor Libertas, sequestrate azioni per 45 milioni

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FORLÌ. Maxi sequestro di azioni per 44 milioni 760mila euro, nell’ambito delle indagini sulla Fulgor Libertas Basket Forlì Spa, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dal procuratore Sergio Sottani e dal sostituto Federica Messina; Massimiliano Boccio e la moglie Mirela Chirisi indagati per truffa aggravata, aumento fittizio di capitale, insolvenza fraudolenta, false comunicazioni sociali e falsa perizia in concorso; con loro indagati per falsa perizia due professionisti bolognesi e, per altri reati, l’amministratore di una società veneta.

Le indagini, ancora in corso, sono finalizzate a ricostruire tutto quanto accadde prima del ritiro della squadra dal campionato di serie A2 Gold e il conseguente fallimento della società.

Nel dettaglio, ricordano le stesse Fiamme Gialle protagoniste del blitz di martedì in alcuni istituti di credito, sono state sequestrate 5 milioni di azioni della Fulgor Libertas «corrispondenti all’ammontare delle partecipazioni azionarie oggetto del fittizio aumento di capitale che consentì la trasformazione della società da srl e spa nel luglio dell’anno scorso», con conseguente “esplosione” del capitale sociale da 50mila euro a oltre 5 milioni. Sequestrate anche 27 milioni 260mila euro di azioni del gruppo industriale Chirisi-Boccio, «il cui capitale sociale - prosegue la Finanza - nel luglio 2013 era stato aumentato (da qualche migliaio di euro a 27 milioni ndr) mediante conferimenti in natura di polizze assicurative e di Bond svizzeri emessi dalla Mbc Swiss Sa, società riconducibile allo stesso Boccio. La terza società interessata è la veneta Safla spa, che aveva ceduto titoli alla Fulgor nel settembre dello scorso anno e alla quale sono state sequestrate azioni per 12 milioni 500mila euro».

Le indagini condotte dalla Finanza per ricostruire i vari “caroselli” ipotizzati dalla Procura si sono basate sulla «consultazione delle banche dati in grado per ottenere informazioni su società estere; sulle dichiarazioni raccolte dalle persone informate sui fatti; sull’analisi della documentazione acquisita e sulla disamina delle perizie». Il tutto ha permesso, ed è questo il “cuore” dell’accusa rivolta ai coniugi Boccio e agli altri indagati, «di accertare - ribadiscono gli inquirenti - che i diversi conferimenti e gli aumenti di capitale erano stati sovrastimati dai periti incaricati». Una manovra che avrebbe dovuto dare verso l’esterno, istituti di credito compresi, l’idea di una solidità finanziaria in realtà inesistente. Le indagini comunque proseguono per chiarire definitivamente il legame tra le società.

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