Basket B Interregionale, Vico, un’operazione stile-Rombaldoni

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Faro in campo, emblema a tutto tondo della volontà di partire dalla storica stagione degli “imbattuti e imbattibili” per diventare, con programmazione e ambizione, una realtà importante del panorama cestistico romagnolo. Sebastian Vico incarna per i Baskérs questi due obiettivi: la società del presidente Cristhofer Gardelli cerca di emulare ciò che le riuscì quando conquistò e si affermò in serie C con un altro veterano, Rodolfo Rombaldoni.

Vico compirà 40 anni il prossimo maggio, ma ad accomunarlo all’argento di Atene sono la voglia e l’amore per il basket che non conoscono età. «Lo scorso anno a Faenza ho giocato 42 partite e ho saltato in tutto tre allenamenti: ancora mi sveglio con una voglia incredibile di andare in palestra ad allenarmi - spiega l’argentino di Santa Fe -. Passo le settimane non vedendo l’ora che arrivi la partita e quando è ora di giocarla, mi brucia ancora da matti perderla. Non ho tantissimi anni di carriera davanti, non sarò più quello della promozione di dieci anni fa a Forlì, ma con la testa e con il cuore sono ancora un giocatore ben lontano dall’idea di smettere».

Pur essendo scesi in B Interregionale tanti profili importanti nell’ultimo basket mercato, vista dall’esterno la scelta di Forlimpopoli è sorprendente per un certo signor Vico. «C’è un rapporto d’amicizia e stima che sin dalle stagioni all’Unieuro mi lega a coach “Paxson” Tumidei: il giorno dopo la promozione gli scrissi per fargli i complimenti. Questo era già un ottimo punto di partenza, poi la società mi è venuta incontro sotto tanti aspetti, mi ha aspettato, ha capito le mie esigenze (continuerà a vivere a Faenza, ndr) e questo mi ha convinto».

E poi c’è la stessa voglia a unire “Seba” e i Baskérs. «Sì, Forlimpopoli mi piace perché vuole crescere, ma passo dopo passo, il connubio tra il loro progetto e il mio, era una situazione perfetta e un’opportunità da cogliere. Poi c’è un aspetto in più: il legame con il paese, i tifosi, molti dei quali giovanissimi, è come quello di una famiglia e io dopo tanti anni di pressioni diverse, sentivo la necessità di un ambiente in cui potessi anche godermela, che mi aiutasse a vivere il basket come un piacere, con più serenità. Sia chiaro, però: alla prima partita sarò in campo con la solita vena tappata».

Dopo avere insegnato a Faenza a vincere (subito la Supercoppa, poi una finale promozione in 4 anni splendidi), ora Vico vuole insegnare a vincere anche ai Baskérs? «Non hanno bisogno, le han vinte tutte l’anno scorso. Quest’anno vinceremo meno, non sarà tutto rose e fiori, ma il gruppo è sempre quello e si può far bene. Io sapevo cosa mangiava ogni singolo giocatore di B Nazionale, di questa categoria conosco molto meno, ma questo mi incuriosisce, è uno stimolo in più. Imparerò presto anche qui».

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