Basket A2, Aradori: «A Forlì c’è passione ci toglieremo soddisfazioni»

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E’ soprannominato “doggy”, il cagnaccio, perché morde oltre ad abbaiare. Pietro Aradori lo ha spesso dimostrato sul campo e nella stagione appena avviata, oltre a mordere, proverà a inseguire e a mettere paura agli avversari della Pallacanestro 2.015. Il suo pedigree, poi, attesta la sua nobiltà: è una guardia-ala di talento e di esperienza, così tanta esperienza da essere stato anche capitano della nazionale: «Di sicuro sono tante le 154 presenze in nazionale, ma questo vuol dire anche che ho una certa età», scherza Pietro Aradori in occasione della presentazione ufficiale nella sede di Vem Sistemi.

Il classe 1988 è un tipo deciso anche fuori dal campo, non solo sul parquet: «Porterò a Forlì le mie peculiarità: sono un giocatore aggressivo, che mette pressione agli avversari che possono temermi e questo fattore alleggerisce anche la squadra. Metterò al servizio della Pallacanestro 2.015 anche le mie qualità umane, che significa stare bene in gruppo e fare spogliatoio. In questa squadra ci sono tanti compagni che hanno maturato esperienza, nessuno è alle prime armi, ma cercherò di essere me stesso».

Nel giugno 2024, un brutto infortunio al tendine d’Achille nei play-off tra Fortitudo e Trapani aveva anche messo in dubbio il suo futuro da atleta: «Oggi fisicamente sto bene: nella sfortuna sono riuscito a recuperare tanto. Perché ho potuto “sistemare” anche altri problemini che mi portavo dietro. Adesso mi sento bene».

Spesso graffiante e determinate, Aradori è reduce da 7 stagioni alla Fortitudo Bologna. «Quando sono venuto a Forlì da avversario, ho notato che c’è grande passione. La storia di questa società è stata scritta da grandi campioni, già dagli Anni ’80 e ’90 e quello che mi ha colpito da quando sono qui è come si è riusciti a ripartire da zero nel 2015 e riportare al palazzo la gente, creando qualcosa di solido e duraturo. Ho accettato subito la proposta di Forlì perché ci sono persone con cui ho fatto belle stagioni. Ora ne sto conoscendo anche di nuove, tutte persone di valore e di spessore. Abbiamo le carte in regola per toglierci buone soddisfazioni. Però togliamoci dalla testa che ci siano partite già vinte in partenza: il tuo valore lo devi dimostrare in ogni partita e le vittorie bisogna andarsele a prendere».

Non ha avuto dubbi il presidente della Giancarlo Nicosanti, quando Antimo Martino gli ha fatto il nome di Aradori: «E’ un giocatore che ha rappresentato uno dei momenti più importanti della pallacanestro italiana. Di fronte a questa possibilità, la scelta della società è stata quella di fare uno sforzo perché il giocatore lo merita sia per le caratteristiche tecniche, che per le qualità umane dimostrate nel corso della sua carriera. Ho scoperto che, come al solito, dietro a un grande giocatore c’è anche una grande persona».

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