Baseball, il 7° scudetto di San Marino è l’ultimo di Doriano Bindi

«Quando la fatica supera il gusto... Forse in realtà non è proprio così, però è la frase che ha scelto Doriano Bindi, 66 anni, coach di tutti sette gli scudetti, per chiudere la sua avventura da capo allenatore di San Marino. «L’avevo detto a inizio stagione che sarebbe stata l’ultima - ricorda il manager dei titani - e io sono uno che mantiene la parola. Chiudere vincendo è bello, è il grande obiettivo di ogni sportivo, non succede sempre, ma quando succede è una grande soddisfazione».
L’ex manager di San Marino, Marco Nanni, celebrando in tv lo scudetto numero sette dei titani, sollecitato sulla doppia rimonta in garadue e garaquattro, si è detto non del tutto sorpreso da questi ribaltoni, perchè la caratteristica di non mollare è tipica delle squadre allenate da Bindi. «Beh, innanzitutto per compiere certe imprese servono giocatori adatti, vincenti, gente che ha disputato parecchie finali e sa come giocarle. Noi sappiamo come gestirli, io sono un tipo tranquillo, non urlo mai e questa tranquillità cerco di trasmetterla alla squadra, perché il clima sereno è fondamentale all’interno di un gruppo».
Tanti punti e tante valide in finale, le mazze hanno preso il sopravvento sui lanciatori? «Se le difese avessero giocato meglio, i lanciatori avrebbero fatto meno lanci e gli attacchi sarebbero stati meno produttivi. Entrambe le squadre hanno sbagliato troppo in difesa».
I battitori hanno fatto la differenza, vero, ma Bindi sottolinea un particolare che riguarda due lanciatori: «Per rimontare due volte all’ultimo inning, avevamo bisogno che la gara non ci sfuggisse definitivamente di mano. E così Luca Di Raffaele è stato bravo a tenere in piedi la partita (4 valide subite in 8 inning di finale, ndr) e Civit ha fatto il resto: dopo una stagione difficile dove spesso ha faticato a inquadrare la zona, ha dimostrato di avere le palle tirando sempre strike e chiudendo alla grande l’ultimo inning».
Si è parlato di partita falsata per l’espulsione di Concepcion al primo inning, ma Bindi non ha dubbi. «L’espulsione è giusta, tutti sanno che un battitore non può sbattere in terra il caschetto, l’arbitro ha preso la decisione corretta».
All’inizio del nono inning di garaquattro, qualcuno ha pensato di ripetere la rimonta di cinque giorni prima? «Si spera sempre, ma abbiamo realmente cominciato a crederci dopo il fuoricampo di Celli. Bravura e fortuna spesso devono procedere sulla stessa strada per vincere e in questa finale noi siamo stati bravi e fortunati».
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