Atletica, Tamberi e l’incendio al materassone del salto in alto a Rimini: “Come è possibile vedere ancora scene del genere?”

Diciamo la verità: vedere la pedana del salto in alto, “materassone” e pista sottostante, andare in fiamme in pochi attimi a distanza di un pugno di giorni dopo la vittoria nel Mondiale di Gianmarco Tamberi è stata una scena ripugnante per chi ama lo sport e per la stessa coscienza civile di una comunità. Tutto perché il 23 settembre, durante l’incontro di calcio di campionato tra Rimini e Perugia (che potrebbero rivedersi in Coppa se oggi supereranno rispettivamente il Gubbio e il Monterosi) qualcuno dalla curva umbra ha tirato un fumogeno che ha ridotto in cenere la zona di caduta del salto in alto e ha fatto interrompere la partita per più di 20 minuti.

Certo, chi fa atletica (ma il discorso vale anche per un semplice sportivo) e si è visto la scena in televisione, non può esserci rimasto molto bene. Di sicuro, chi non l’ha presa bene sono il campione del mondo Gianmarco Tamberi e il suo allenatore Giulio Ciotti. Tamberi, che nella scorsa estate si è allenato qualche volta (all’insaputa di tutti) su quella pedana del salto in alto ora carbonizzata, non le manda a dire: «È un peccato enorme pensare che ancora nello sport si debba assistere ad atti di vandalismo di questo genere. Mi dispiace profondamente per la città di Rimini – sottolinea il campione marchigiano - e per il mio allenatore Giulio Ciotti. Spero che presto si possa in qualche modo provvedere per riportare la situazione alla normalità».

Una netta presa di posizione arriva da Giulio Ciotti, che del campione del mondo di salto in alto è allenatore e che è soprattutto un romagnolo doc di Riccione: «Esprimo una netta condanna nei confronti degli autori del gesto. Ma per fortuna a seguire lo sport e il calcio c’è soprattutto gente perbene che va allo stadio con la famiglia. Di sicuro c’è che ad oggi, grazie al clamore di quel atto, qualcosa si sta muovendo. La mia paura era quella di vedere che il danno andasse a pesare sulla società civile: temevo che a pagare fossero soprattutto i ragazzi e le ragazze che fanno sport piuttosto che i colpevoli, ma devo dire che l’amministrazione di Rimini si è subito preoccupata di questa vicenda e si è mossa un istante dopo per cercare di abbreviare i tempi burocratici. Temevo per le due società di atletica che operano allo stadio Romeo Neri: avevo paura che si rimanesse a lungo senza poter svolgere attività nella zona di caduta del salto in alto. Perché non basta rimuove la pedana bruciata ma vanno creati da subito i presupposti perché il danno sia completamente risolto. Ma ho notato con piacere che è stato messo un container a fianco della curva ospiti per raccogliere i rifiuti».

Infine, Ciotti solleva il problema della destinazione del campo d’atletica. C’è un progetto comunale che vuole il nuovo Campo Scuola a Rivabella, di fianco al campo da baseball: «Io non sono né favorevole né contrario, sono un fautore della buona convivenza civile. Sarebbe stata possibile anche la convivenza al Romeo Neri. Ma da qualche settimana al Rimini è stato concesso di allenarsi a porte chiuse dalle 12 alle 14, escludendo così tutti gli altri sport. Nel pomeriggio allo stadio ci sono tutte le squadre giovanili che tirano pallonate a destra e sinistra. Noi cosa dobbiamo fare? Chiedere l’uso esclusivo dalle 15 alle 20? Insomma, ci sono diversi temi che andrebbero affrontati con il Comune».

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