Pattinaggio, Guarise e il capolavoro europeo: «Siamo stati fantastici. Una sfida con me stesso: l’ho vinta»

Una notte insonne. Per l’adrenalina che non lo ha mai abbandonato fino all’alba. Ma soprattutto per quel film che ha continuato ad andare in loop nella sua testa. Lui bimbo, i primi pattini a rotelle, i primi successi, i grandi sacrifici fatti fin da quando è adolescente. Poi l’esperienza nella moda, il ritorno sui pattini, ma questa volta su ghiaccio. I tanti sberleffi presi. Poi i mondiali, le olimpiadi. Le cadute, gli insuccessi, la morte di mamma Roberta, la terribile esperienza del Covid, il matrimonio con Carolina, la nuova avventura con Lucrezia (Beccari) fino a quell’attimo immenso che gli ha regalato la gioia più grande da quando è tornato un atleta: la medaglia d’oro ai campionati Europei in corso a Kaunas, in Lituania.
Matteo Guarise, come ci si sente da campioni d’Europa?
«È una sensazione fantastica. Resa ancora più bella dal percorso che mi ha portato fino a qui».
Dica la verità, si aspettava di appendersi al collo quella medaglia d’oro che continua a guardare?
«Non voglio passare per presuntuoso, ma quando siamo arrivati qui a Kaunas avevo ottime sensazioni. Già al “Bol on Ice” di Bologna avevamo pattinato molto bene. Venivamo da un bronzo e un argento conquistato nelle due prove di Coppa del Mondo in Canada e Giappone, avevamo ottenuto il quarto punteggio al mondo e quindi sì, sapevo che saremmo stati competitivi. A una medaglia ci credevo tantissimo, l’oro, forse, era più una speranza».
Che è diventata realtà, quando?
«Quando ho letto il punteggio finale della coppia georgiana. In quel momento ho abbracciato forte Lucrezia perché solo noi sappiamo quello che abbiamo passato. Le ore trascorse a pattinare, a cercare sempre di più l’intesa perfetta. Sapevamo di poter contare su un “corto” importante e, infatti, abbiamo ottenuto il terzo posto. Giovedì sera quando siamo scesi in pista ho detto a Lucrezia di stare tranquilla, di goderci quel momento e fino alla fine del programma lungo siamo stati sempre sul pezzo perché è un programma ambizioso, e non potevamo concederci la minima distrazione. E siamo stati fantastici. Abbiamo battuto la coppia tedesca che è la prima nel ranking mondiale e poi quella georgiana, la prima a livello Junior».
E pensare che nel 2010 quando ha iniziato a pattinare sul ghiaccio qualcuno l’ha presa in giro.
«Solo nel 2010? Anche un anno e mezzo fa quando è iniziato questo nuovo progetto con Lucrezia in tanti ridevano di me. Mi dicevano “ma dove vai a 35 anni?”. Ecco dove sono andato, in cima all’Europa. Ci ho sempre creduto, ho lavorato giorno e notte facendo sacrifici enormi, ma era prima di tutto una sfida con me stesso. E l’ho vinta».
Senta, se le dico primavera 1992, cosa mi risponde?
«Via Lagomaggio, a Rimini. Il mio quartiere. Lì c’era una pista di pattinaggio e vedevo ogni giorno dalla finestra questi ragazzi che andavano su delle scarpe strane, con quattro rotelle. Dissi ai miei che ci volevo provare anche io. E da lì è partito tutto. A 5 anni Patrick Venerucci e Cristina Pelli dello Sport Life mi misero accanto Mara De Carolis, pattinammo quattro anni insieme. Poi mi cambiarono partner, iniziai un progetto con Sara Venerucci con la quale a livello Junior e Senior abbiamo vinto praticamente tutto quello che c’era da vincere».
Eravate destinati a diventare la coppia più forte di tutti i tempi, invece lei decise di smettere. Perché?
«Ero stanco. Avevo fatto tanti sacrifici. I miei amici uscivano, io, invece mi allenavo. Nel 2009 ebbi la proposta di entrare a far parte di una nota agenzia di moda per fare il modello e così mi trasferii a Milano. Abitavo vicino al Pala Agorà. Un giorno un giornalista, Filippo Ferrari, mi disse perché non provassi a pattinare sul ghiaccio. E da lì è partita la mia nuova vita».
Che all’inizio non è stata facilissima.
«Esattamente. Il passaggio dalle rotelle alla lama è stata una bella sfida. L’altra è stata quella di trovare la partner giusta. Prima di Nicole avevo pattinato con altre due ragazze, ma non è andata. Con lei, invece, è stato fantastico».
Europei, Mondiali, Olimpiadi: qual è stata la soddisfazione più bella?
«Partecipare a un’Olimpiade è qualcosa di fantastico, ma la soddisfazione più grande, naturalmente prima di questa, è aver conquistato la finalissima del Grand Prix, nessun italiano ci era riuscito prima di noi».
Il pattinaggio su ghiaccio le ha regalato anche una bellissima moglie.
«Ho conosciuto Carolina in Nazionale. Piano piano ci siamo innamorati fino a quando, il 31 dicembre del 2022, ci siamo sposati a Bergamo. Questa medaglia è anche sua perché ha la pazienza di sopportare un carattere non facile come il mio».
Già, Bergamo. La sua nuova casa.
«La mia casa è e rimarrà sempre Rimini. A Bergamo ci vivo e mi alleno».
Quando si vince c’è sempre una dedica speciale, lei ne ha una?
«A tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo fantastico viaggio. Mio padre Stefano, mia mamma Roberta che è venuta a mancare nel 2020 ma che porto sempre con me, mio fratello Eddy e la mia super nonna Carla. Ieri l’ho chiamata, non ha il cellulare, ha il telefono fisso. E poi tutti gli allenatori, tutti i compagni e naturalmente la Polizia e le Fiamme Oro e mi dimentico sicuramente qualcuno».
E adesso?
«Adesso ci prepariamo per le Olimpiadi di casa, quelle del 2026. Avrò 38 anni, ma voglio salire su quel podio. E ci riuscirò».