Alice Esposito chiude in bellezza una super carriera


Lassù, in cima al mondo del pattinaggio artistico a rotelle, dove tutti guardano dall’alto verso il basso, la lingua più parlata è il riminese. E se qualcuno nutriva ancora dei dubbi, domenica sera li ha dissipati tutti. Sold out il podio tra i Senior, un oro scintillante tra gli Junior. Una coppia tutta targata Rinascita Sport Life, quella composta da Josè Enrico Inglese e Angelica Polli, campioni del mondo Junior, altre tre dove almeno un atleta vestiva i colori della gloriosa società del presidentissimo Lino Celli: Alice Esposito (oro con Federico Rossi), Tommaso Cortini (argento con Micol Mills) e Caterina Locuratelo (bronzo con Jacopo Russo). Senza dimenticare che ad allenarli c’erano altri due riminesi che hanno scritto la storia: Patrick Venerucci e Cristina Pelli. Un trionfo non scontato, frutto del lavoro, di tanti sacrifici e di un pizzico di sana incoscienza. E in questo straordinario risultato ci sono due storie che vale la pena raccontare.
Alice e la grande paura
La prima è quella di Alice Esposito, 22enne riminese doc, e un palmares da far girare la testa: cinque campionati Italiani vinti (2015, 2016, 2017, 2018, 2021), tre Europei (2015, 2016, 2021), due Mondiali Junior (2017, 2018) e due Senior (2023 e 2024). Più tre medaglie d’argento mondiali. La sua è una storia che parte poco prima dei campionati Italiani. Un grave infortunio alla caviglia e la paura di non recuperare in tempo per i Mondiali di casa. «Sono stati mesi duri, fatti di tanto lavoro, di lacrime, di momenti di sconforto perché vedevo i giorni passare e le speranze assottigliarsi - racconta - Ma grazie alla mia famiglia e ai miei allenatori non ho mai smesso di crederci. Con Federico (Rossi, ndr) abbiamo lavorato duramente preparando il Mondiale in appena un mese, un mese e mezzo e quindi prima di scendere in pista i dubbi erano tanti. Invece i nostri sacrifici sono stati tutti ripagati».
Sarà l’ultimo successo? Una vittoria, la seconda consecutiva dopo quella in Colombia lo scorso settembre, che per Alice potrebbe essere anche l’ultima. «Avevo intenzione di smettere già l’anno scorso poi, però, proprio la gara in Colombia non è andata come volevo. Abbiamo vinto, sì, ma non ero soddisfatta di come avevamo pattinato e non volevo chiudere la carriera in questo modo. Poi sapevo che i Mondiali del 2024 si sarebbero tenuti a Rimini, a casa mia, e allora con Federico ci siamo dati un altro anno. E abbiamo fatto bene (ride, ndr). Adesso, però, mi fermo. Sono sui pattini da 18 anni, ho bisogno di tirare un po’ il fiato, voglio prendere in mano la mia vita. Poi non è detto che la mia carriera sportiva termini qui, per ora, però, ho bisogno di una pausa».
“Grazie Giulia”
Alice si ferma, la voce si rompe dall’emozione e apre per un attimo l’album dei ricordi. «Mi ricordo bene la prima volta che ho messo i pattini ai piedi. Avevo 4 anni. Vedevo pattinare mia sorella Giulia e volevo imitarla. È grazie a lei se ho scelto questo sport. Poi verso gli 8 anni sono passata alle coppie e ho trovato la mia strada. Cosa mi ha insegnato il pattinaggio? Beh, tante cose. Lo sport in generale è una scuola di vita. Ti fa crescere, ti aiuta a capire quali sono i tuoi obiettivi, a superare i tuoi limiti. Mi ha insegnato a non abbattermi di fronte alle difficoltà. Mi ha dato disciplina, coraggio, tenacia. Basta così sennò mi metto a piangere».
Poi una dedicata speciale per questa medaglia d’oro. «È una medaglia che mi piace suddividere in tanti spicchi. Uno è per me, perché so quanto ho lavorato dopo l’infortunio alla caviglia, un altro per la mia famiglia e un altro ancora per tutto il team. Grazie, grazie e ancora grazie».
Un futuro di.... ghiaccio?
Prima dei saluti, Alice, si lascia scappare una possibilità. «Chissà che un giorno non decida di riprendere in mano i pattini. Magari non avranno quattro ruote ma una lama».
Già, perché Matteo Guarise, campione Europeo in carica di pattinaggio artistico su ghiaccio, è partito proprio dalla Rinascita Sport Life e anche lui prima di andare sulla lama pattinava su quattro ruote. «Con Matteo ho parlato... chissà, vedremo».
Josè e l’arrivo di Angelica
Un’altra bella storia fatta di lavoro e di un pizzico di follia è quella di Josè Enrico Inglese. Classe 2006, londinese di nascita ma a Rimini da quando aveva 5 anni, nel 2023, in Colombia, vince il campionato del Mondo Junior insieme a Matilde Matteucci. Sembra l’inizio di una “dittatura” a quattro ruote e invece... «Invece ho cambiato partner – racconta - All’inizio tutti hanno storto la bocca, ma io ero sicuro di me e Angelica (Polli, ndr). Lei è più piccola, ha 14 anni, ma abbiamo subito trovato una grande intesa tanto è vero che abbiamo vinto campionati Italiani, Europei e adesso il Mondiale. Abbiamo lavorato tantissimo, siamo stati ore e ore in pista perché quando cambi partner c’è un’affinità da trovare e questo oro ci ripaga di tutti i sacrifici che abbiamo fatto. Perché oltre allo sport c’è anche lo studio da portare avanti e non è facile conciliare tutto. Ma la passione è tanta e quando hai la passione la soglia delle difficoltà si abbassa».
Anche Josè ha iniziato a pattinare quasi per caso. «Un giorno stavo passeggiando con mia mamma e ho visto questi ragazzi pattinare e le ho detto che volevo provarci. E così è iniziata la mia avventura alla Rinascita. Sicuramente sono stato avvantaggiato dal fatto che a L’Aquila, città dove ho vissuto prima di trasferirmi a Rimini, danzavo. E comunque quando mi sono reso conto che le cose mi riuscivano, ho capito che questo era il mio sport».
Quella dedica così speciale
Josè, in questi Mondiali, ha gareggiato anche nel singolo. «Ai campionati Italiani sono arrivato secondo e così ho staccato il biglietto anche in questa specialità. Mi sono divertito tantissimo e il fatto di essere arrivato addirittura ottavo è stato un risultato per me eccezionale. Sapere, poi, che anche Patrick (Venerucci, ndr) ha iniziato così, è un grande incoraggiamento».
A proposito di Venerucci, Josè ha un pensiero speciale per il suo allenatore. «Più che un allenatore, Patrick per me è un padre. Purtroppo io non ce l’ho e da quando sono arrivato a Rimini è stato lui la mia figura di riferimento maschile e quindi gli voglio dedicare questa medaglia perché se oggi sono il ragazzo che sono lo devo anche a lui. E poi, sì, dai, me la dedico anche a me».