Sport che fa bene: ecco i 4 pilastri del benessere sostenibile

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Per fare sport in modo sostenibile bisogna che siano tenute presenti economie di filiera, servizi e prodotti sostenibili e che ci sia un impatto virtuoso sulla comunità, sull’arte e sulla cultura. È questa una delle chiavi del futuro dell’esercizio fisico. Ne è convinto Stefano Sobrino, riminese ed ex atleta della nazionale italiana di karate. Dopo 7 titoli italiani, 2 titoli europei, un argento e 3 bronzi ai campionati del mondo, ha scelto di dare questa chiave di lettura green al suo futuro, Culto. Si chiama in questo modo, infatti, un nuovo spazio dedicato alla salute green a San Giovanni in Marignano. «Allenamento, nutrizione e cibo consapevole, nozioni tecniche e biologiche e cultura sono i 4 pilastri del benessere sostenibile – spiegano Stefano Sorbino e Tommaso Bezzi, ex atleta come l’ex karateca - Tutto passa attraverso la consapevolezza di sé: migliorare le proprie performance in famiglia, nel lavoro e nel sociale acquisendo sicurezza nelle proprie forze e capacità dunque imparare a relazionarsi con gli altri e con l’ambiente per essere persone migliori. Un atteggiamento fisico e mentale abbinato ad un percorso di crescita personale per creare un impatto positivo su ciò che ci circonda».

Ma cosa vuol dire parlare di benessere in modo sostenibile? «Non può essere solo allenarsi: bisogna parlare di wellbeing, cioè di un momento che la persona dedica al proprio star bene – dice Bezzi- Siamo immersi nelle responsabilità del quotidiano e fatichiamo ad ascoltarci, dobbiamo trovare il tempo per riportare la persona al centro». Il benessere green passa da un uso sapiente della tecnologia, dal limitare gli sprechi e dall’impiego di prodotti ecologici e riciclabili: «Diviene determinante anche il luogo in cui si svolge l’attività sportiva» sottolinea Stefano Sorbino.

«Un ambiente inquinato è controproducente, la valenza dell’allenamento passa anche dalla qualità dell’aria», aggiunge. E la ricerca scientifica dà ragione a questo assunto: sullo European Heart Journal uno studio ha dimostrato come l’inquinamento atmosferico può causare il doppio dei decessi all’anno, in Europa. Secondo un modello di calcolo i cardiologi del Centro medico universitario di Magonza hanno notato che lo smog ha causato circa 790.000 morti in più in tutta Europa nel 2015. Di questi decessi, una percentuale oscillante tra il 40 e l’80% era dovuto a malattie cardiovascolari come infarti e ictus. In tutto il mondo il numero dei decessi arriva a 8,8 milioni. Quando hanno esaminato i singoli Paesi, i ricercatori hanno scoperto che l’inquinamento atmosferico ha causato un tasso di mortalità in eccesso di 154 per 100.000 abitanti in Germania (riduzione dell’aspettativa di vita di 2,4 anni), 136 in Italia (riduzione dell’aspettativa di vita di 1,9 anni), 150 in Polonia (riduzione dell’aspettativa di vita di 2,8 anni), 98 nel Regno Unito (riduzione dell’aspettativa di vita di 1,5 anni) e 105 in Francia (riduzione dell’aspettativa di vita di 1,6 anni).

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