Spi-Cgil in ricordo di tutti i sindacalisti uccisi dalle mafie

RIMINI. Quando si pensa ai martiri per la giustizia e la libertà in tempo di pace, i primi che vengono in mente sono magistrati, poliziotti, carabinieri, o anche politici e giornalisti. Ma c’è un’altra categoria a cui d’istinto non si pensa, eppure ha svolto storicamente e svolge tutt’ora una battaglia fondamentale, lasciando sul terreno dello scontro con la criminalità e l’anti-Stato molti dei suoi esponenti. È il sindacato.
Lo Spi-Cgil, sindacato dei pensionati, ha colmato la lacuna della mancanza di un saggio che definisse l’importanza di questa lotta che dura da 150 anni, sin dall’unità del Regno d’Italia del 1861 (con la prima vittima di mafia, il garibaldino Giuseppe Montalbano). Un arco temporale costellato degli omicidi di rappresentanti e dirigenti sindacali italiani, ricordati attraverso le loro storie e il racconto del contesto sociale e politico in cui quei delitti sono stati compiuti, nonché le immagini tratte dall’archivio fotografico della Cgil. Il volume, edito da Libertà Edizioni (173 pagine, 12 euro) si intitola “Terre e libertà. Storie di sindacalisti uccisi dalla mafia” e si deve in gran parte al riminese Roberto Battaglia (del dipartimento legalità dello Spi-Cgil) che ha raccolto in diverse schede le varie epoche attraversate dalle cruente lotte sindacali, dai fasci siciliani alla nascita del movimento antimafia. L'articolo completo sul Corriere Romagna in edicola oggi, 19 marzo.

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