Yesterday Will Be Great e i giapponesi Minami Deutsch il 2 all'Hana-Bi

di MARCO FABBRI

RAVENNA. Serata di grande levatura quella del 2 agosto all’Hana-Bi di Marina di Ravenna, dove dalle 21.30 (ingresso libero) si succederanno sul palco i romagnoli Yesterday Will Be Great e i giapponesi Minami Deutsch, realtà ormai concretissima dell’underground asiatico più orientato alla psichedelia. Il trio Yesterday Will Be Great è composto da Simone Ricci (chitarre), Giuseppe Dedomenico (basso) e Daniele Mambelli (batteria) e presenta il nuovo album “The Weather is Fantastic” (Bloom Recordings), stra-recensito dalla stampa specializzata. È con Simone Ricci che ripercorriamo la genesi del disco.
"The weather is fantastic" è nato dopo un cambiamento di formazione notevole, che ha
portato un nuovo bassista ed eliminato la voce: come ha influito questo sul suono della
band?

«Decidere di non avere più la voce è stata una scelta in cui convivevano consapevolezza e
azzardo, ma credo abbia portato la band in una dimensione più profonda, forse più vera e naturale,
a volte togliere è meglio che aggiungere».
La supervisione di Nicola Manzan (Bologna Violenta, Ronin) cosa ha portato al lavoro?
«I consigli di Manzan sono stati davvero preziosissimi e possono essere riassunti in un unico
fondamentale suggerimento: registrare il disco in presa diretta; pensare meno a infiocchettare i
brani con sovraincisioni e "trucchi" da studio e concentrarsi sull'energia che si crea suonando
insieme. Il 90 percento del lavoro è andato proprio così, e abbiamo eliminato anche la maggior
parte della post-produzione, proprio per esaltare ancora di più il concetto, una sorta di schiettezza
sonora».
A mio parere "The weather is fantastic" ha virato verso sonorità più introspettive e
cinematiche, una scelta voluta o dovuta all'assenza del cantato?

«Credo sia stata una naturale evoluzione, dovuta alla nuova line-up e anche al nostro desiderio
comunicativo, che è diventato forse più visionario e introspettivo rispetto al precedente lavoro,
un’inconscia necessità di sublimare la mancanza della linea vocale? Probabilmente sì».
Il titolo del disco è piuttosto ironico, in questo momento più che mai, com'è nato?
«L'ironia del titolo ci è un po’ piovuta addosso durante le sessioni in studio, e noi ci siamo lasciati
bagnare; succede lo stesso per la fase creativa dei brani, è come fosse tutto già lì, impercettibile
ma presente, solo alla fine tutto prende la forma che hai intravisto. Voglio solo dire che vivendo
così sentitamente e con sofferenza questo tempo, così superficiale e malato, non poteva che
trasparire il nostro tormento tra le note del disco e anche nel titolo così incredibilmente fuori
luogo».
All'Hana-Bi aprirete per i Minami Deutsch, c'è qualche affinità che vi lega a questa band?
«Abbiamo avuto la fortuna di condividere le storiche assi del palco dell’Hana-Bi con i Minami
Deutsch anche nel 2019, esperienza davvero meravigliosa. Sono davvero alla mano e simpatici,
oltre che bravissimi. Musicalmente credo che le affinità siano tante: la parte strumentale,
l'improvvisazione e molto altro, ma direi che sarebbe meglio venire ad ascoltare il concerto per
scoprirlo».

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