VajontS23, i teatri sfidano nuove tragedie
- 03 ottobre 2023

Non più “solo” un racconto di memoria e di denuncia sociale, comunque necessario, ma una sveglia, un richiamo per ricordare quello che è già successo e che potrebbe accadere. A 60 anni dalla tragedia che provocò quasi 2mila vittime, e trent’anni dopo il potente racconto televisivo e teatrale sulla frana del Vajont, per voce e corpo di Marco Paolini , il 9 ottobre 2023, centotrenta teatri italiani propongono in contemporanea VajontS 23, un’azione corale di teatro civile lanciata proprio da Paolini che per l’occasione sarà in scena al Teatro Strehler di Milano (Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa).
Anche la Romagna aderisce accogliendo il progetto sui suoi palcoscenici: lo presenteranno il Galli di Rimini (Comune di Rimini e coordinamento compagnie della città; teatrogalli@comune.rimini.it), il teatro Villa di Sant’Andrea in Casale, San Clemente (teatro Villa, Città Teatro Riccione; info@cittateatro.it), la Bottega degli Sguardi di Bagnacavallo (Accademia Perduta/Romagna Teatri, La Bottega dello Sguardo; info@labottegadellosguardo.it), il Piccolo di Forlì (Accademia Perduta/Romagna Teatri promozione@accademiaperduta.it), il Pedrini di Brisighella (Accademia Il Melo Silvestre), il Rasi di Ravenna (Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, cantieremalagola@ravennateatro.com) e il teatro dell’Osservanza di Imola (Tilt associazione culturale, info@tiltonline.org).
A Rimini più di venti artisti dalle 21 daranno vita a un’orazione civile collettiva, con il coordinamento e la regia di Teodoro Bonci Del Bene. Sarà un racconto allo stesso tempo unico e corale, seguendo la riscrittura del testo che Paolini ha realizzato insieme al regista e drammaturgo del Teatro delle Albe di Ravenna, Marco Martinelli e al Bonci di Cesena .
Un progetto che rappresenta la prima forte espressione teatrale di quel percorso di condivisione avviato attraverso la candidatura di Rimini e la Romagna a Capitale italiana della cultura per il 2026 e che per Vajonts 23 vedrà il teatro riminese dialogare con alcune tra le principali istituzioni teatrali della Romagna che hanno aderito al progetto di Paolini, come Emilia Romagna Teatro Ert Teatro Nazionale a Cesena, Ravenna Teatro e Accademia Perduta a Forlì e Bagnacavallo.
«Quella del Vajont – spiega Paolini – è la storia di un avvenimento che inizia lentamente e poi accelera. Inesorabile. Si sono ignorati i segni e, quando si è presa coscienza, era troppo tardi. In tempo di crisi climatica, non si possono ripetere le inerzie, non possiamo permetterci di calcolare il rischio con l’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra le tante scartate perché inconcepibili, non perché impossibili».
VajontS 23 nasce come un canovaccio, con i teatri chiamati a modellare il racconto secondo la propria storia e le proprie peculiarità. Ci sarà chi lo metterà in scena integralmente, chi lo userà come uno spunto e lo legherà alle tante tragedie che si sono succedute dal 1963 a oggi: in Toscana l’alluvione di Firenze del 1966, in Piemonte si racconterà di quando il Po e il Tanaro esondarono nel 1994, in Veneto delle alluvioni del 1966 e del 2010, in Campania della frana di Sarno del 1998, in Friuli degli incendi del Carso nel 2022, in Alto Adige della valanga della Marmolada del 3 luglio del 2022. Infine, ultima per ordine di tempo, l’alluvione in Romagna.
Attraverso questa azione teatrale, la Romagna trova ancora una volta l’occasione per compattarsi e lanciare un messaggio di rinascita anche attraverso il teatro nella sua valenza di conoscenza e azione sociale. «Noi sappiamo che il racconto smuove – spiega Teodoro Bonci Del Bene – ma sappiamo anche che il teatro è anacronistico per vocazione. Forse il racconto del Vajont, proprio perché non è poi così vicino, può contenere altri rimandi che vanno al cuore di una crisi climatica sempre più strutturale».
Ore 22.39: silenzio in scena
Alle 22.39 l’azione si interromperà contemporaneamente in tutti i teatri coinvolti dal progetto, per ricordare in silenzio l’attimo della frana dal Monte Toc nella diga.
La rete di Vajonts 23 nasce da un’idea di Paolini per Fabbrica del Mondo ed è realizzata da Jolefilm con la collaborazione di Fondazione Vajont.
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sul canale di biglietteria online.
Ore 22.39: la franala diga che esondala tragedia
La sera del 9 ottobre 1963 alle 22.39 una frana fece esondare la diga del Vajont, nella valle che si trova al confine tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, provocando la morte di circa 2mila persone e danni ingenti. L’intera cittadina di Langarone fu interamente rasa al suolo dalla potenza distruttiva della frana. Tale forza fu ritenuta simile a quella di uno “tsunami”. Sparirono altre cinque frazioni circostanti: i terrazzamenti per l’agricoltura vennero distrutti; circa il 30% del patrimonio zootecnico si estinse. La frana, colpendo la diga e spazzando via tutto ciò che trovò sul suo cammino, sconvolse profondamente l’intero assetto del territorio del Vajont. La tragedia è stata raccontata nei teatro italiano dal regista, attore e drammaturgo Marco Paolini.