Tanto pubblico, idee innovative, molto calore: la sfida di “Supernova” è vinta / ECCO LE FOTO

RIMINI

Supernova dal 30 aprile al 4 maggio ha brillato lanciando raggi luminosi. La rassegna di arti perfomative firmata Motus con Paola Granato, in sinergia col Comune di Rimini, Santarcangelo dei Teatri e il sostegno della Regione, ha vinto le sfide che si era posta, dimostrando di essere un festival breve ma intenso, confermando la positività del nomadismo che ha toccato luoghi cittadini di valore memoriale ed emozionale quali l’ex cinema Astoria e l’adiacente Parco della Cava, Casa Madiba, l’ala nuova del Museo della Città, l’arena Francesca da Rimini e i teatri Galli e degli Atti, utilizzati nei loro molteplici spazi, tra cui l’area archeologica.

«Un lavoro su Rimini che ci sta particolarmente a cuore – ha dichiarato la direzione – con uno spostarsi dal centro alla periferia, da luoghi consolidati a spazi non convenzionali, per scoprire e riscoprire attraverso la lente del contemporaneo come abitare altrimenti la città».

L’altra sfida ampiamente raggiunta è stata la partecipazione con un’altissima affluenza di pubblico e di operatori del settore giunti dall’Italia e dall’estero – con oltre 2000 presenze registrate – coinvolto anche in ore pomeridiane e a tarda notte con punte tali da costringere a delle repliche, come accaduto l’ultima sera con il lavoro “The bridge” del danzatore palestinese Ahmed Kullab, che ha rappresentato il dramma del suo popolo esplorando uno spaccato di attualità di cui siamo testimoni.

Cinque giorni di performance, teatro, danza, lavori site-specific, cinema, musica, workshop, incontri seguendo i diversi linguaggi del contemporaneo proposti da artisti rilevanti della scena artistica nazionale e internazionale.

Supernova chiude il suo triennio con un bilancio positivo, che ha visto il susseguirsi di 18 spettacoli (tra gratuiti e a pagamento) di cui 8 prime nazionali ed europee, di cui molti sold out.

«Siamo felici ed emozionati di aver chiuso un’edizione che ha superato di gran lunga le aspettative. La partecipazione di pubblico, addetti ai lavori e artisti ha visto coagularsi una comunità che ha seguito con entusiasmo gli appuntamenti della rassegna nella sua natura itinerante e fluida con gesti artistici dispiegati in una drammaturgia condivisa, fatta di risonanze e contrappunti, senza redigere graduatorie come una certa critica convenzionale tende a fare».

Molti i temi affrontati nelle ramificazioni del binomio di partenza affidato alle parole weird and eerie (strano e inquietante) che accompagnano l’oggi. La scelta drammaturgica si è indirizzata su ciò che lo sguardo degli artisti filtra e ripropone allo spettatore capovolgendo le prospettive convenzionali su ambiti come l’ecologia, l’emarginazione, le differenze, ma anche aspetti più intimi come le paure, le tensioni, le solitudini, il dolore, la memoria, la ricerca di appigli psicologici e sociali.

Nel ricco palinsesto alcuni lavori si sono distinti per pienezza e intensità come la penetrante opera in prima europea di Manuela Infante “Vampyr”, lo spettacolo di pura poesia incarnata della SchoB Company, l’intimo approccio con lo spettatore del delicato Est Roman Coulon, la potenza scenica di Silvia Calderoni nell’happening “Future in the past”, la forza travolgente e ironica dello studio di Teodora Grano, “Daemon” il prezioso dono di Motus in anteprima.

«Le note metal e oscure che hanno sotteso questa supernova ci hanno fatto vivere in realtà giorni di grande luce e leggerezza, gioia e ironica complicità. Continuano ad arrivare messaggi belli e calienti dagli artisti e dal pubblico, ma anche dalla crew che per prima dobbiamo ringraziare in un abbraccio enorme ed energico».

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