San Mauro, Giovanni Truppi a Villa Torlonia

Concerto d’autore alle 21.30 a Villa Torlonia di San Mauro; sul palco sale il cantautore Giovanni Truppi (1981) per l’unica data in Romagna, in formazione di quartetto.
Il cantautore dà risalto ai pezzi della sua decennale carriera raccolti in “Tutto l’universo”, album uscito in doppio vinile il 13 maggio, comprensivo di “Tuo padre, mia madre, Lucia” presentata al festival di Sanremo e di “Nella mia ora di libertà”, di Fabrizio De André interpretata con Vinicio Capossela nella serata cover del festival con Mauro Pagani.
Il concerto esalta lo stile di questo autore dal piglio indipendente, dai contenuti solidi, riconosciuto dal Mei che lo ha eletto Miglior artista indipendente dell’anno per il disco “Poesia e civiltà” (2019). Dopo gli studi in pianoforte e chitarra, Truppi ha presto rivelato abilità nella scrittura compositiva di testi che lo hanno reso un cantautore di spessore. Nel 2021 ha pure dato alle stampe il suo primo libro, “L’avventura” (La nave di Teseo), album di viaggio sull’esempio di quello di Cesare Pavese.
Ci anticipi qualcosa del concerto nel paese pascoliano.
«Sarà antologico, ripercorro canzoni di oltre dieci anni fa, da “C’è un me dentro di me” (2010) a “Il mondo è come te lo metti in testa” (2013), a “Giovanni Truppi” del 2015, alla raccolta “Solopiano” (2017), fino a “Poesia e civiltà” (2019). Canzoni in parte raccolte nell’ultimo disco “Tutto l’universo”. Pezzi che, al di là del testo, trovano forza dalla musica che li sorregge, costruendo un habitat senza il quale il testo non arriverebbe; per me un corpo unico fra parole e musica».
Ha vissuto in più città attraverso una carriera che ha fatto tappa anche in Romagna; quanto influisce il luogo, e cosa sa musicalmente di questa terra?
«Fino ai 20 anni sono cresciuto a Napoli, poi a Roma per oltre 15 anni dove sono nato artisticamente; da tre anni vivo a Bologna, ma i due anni di pandemia non mi permettono di fare ancora valutazioni. Di sicuro il luogo influisce tanto; Centocelle, il quartiere romano dove ho vissuto, è stato importante per definire il mio linguaggio. In Romagna ho suonato a Rimini, al festival di Verucchio, a Ravenna al Coconino. Conosco e stimo Giacomo Toni di Forlimpopoli così come l’imolese Luca Cavina, e poi Paolo Mongardi, Daniele Marzi… è una terra ricca di musica e musicisti».
È passato anche dal Mei che le ha conferito un riconoscimento importante.
«È stata un’altra grande occasione per frequentare la Romagna. Il Mei mi aveva scoperto già molti anni prima di Sanremo. Ricordo che, quando ancora abitavo a Napoli, con la mia band raggiungevamo Faenza in auto e dormivamo in macchina per portare le demo al Mei. Una volta vincemmo con un videoclip, un’altra avemmo una targa, fino a essere scelto come migliore artista indipendente, premio che mi ha molto onorato».
Chi è un artista indipendente oggi?
«L’indipendenza dalle major nazionali degli inizi è cambiata, oggi il sistema è penetrato nel mondo delle etichette indipendenti; si è creato uno scambio importante con aspetti anche positivi perché il mercato della musica italiana è cresciuto a dismisura. Così pure l’offerta, dentro alla quale io stesso mi ci perdo. Ciò che più mi interessa della definizione di artista indipendente corrisponde però a una postura, a un atteggiamento, a una libertà, cosa che è sempre esistita e sempre esisterà. Indipendente è l’artista che si pone in maniera libera rispetto a ciò che fa, che si assume dei rischi».
Nella sua scelta di libertà, a Sanremo ha fatto spicco il suo outfit in canottiera.
«Indosso la canottiera sul palco sin dagli inizi. Per me ha a che fare con un’idea di semplicità e di austerità che lego alle mie canzoni. Mi sarebbe sembrato stranissimo se a Sanremo avessi indossato altro».
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