Romeo Castellucci è il Grand Invité di Triennale Milano
CESENA. Nuovo ingresso artistico “romagnolo” alla Triennale Milano, istituzione culturale internazionale che produce mostre, convegni, eventi di arte, design, architettura, moda, cinema, comunicazione, società. Il cesenate Romeo Castellucci artista, regista, cofondatore nel 1981 della Societas Raffaello Sanzio di Cesena, e una delle star del teatro contemporaneo mondiale, da gennaio 2021 diventa Grand Invité di Triennale Milano. «Significa – annunciano gli organizzatori – che per quattro anni (fino a tutto il 2024) Castellucci e Triennale Milano lavorano insieme».
La notizia è stata diffusa ieri con una breve conferenza stampa in streaming alla presenza dell’artista cesenate introdotto da Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, da Umberto Angelini direttore artistico di Triennale Milano Teatro, e curatore degli eventi di teatro, danza, performance, musica, e dalla direttrice artistica Lorenza Baroncelli. Il nome di Castellucci, “girato” sulla stampa estiva a proposito della nuova direzione teatrale del Piccolo di Milano (appena avviata da Claudio Longhi), torna dunque a Milano, questa volta per davvero, in una istituzione multiforme dove l’artista cesenate avrà modo di esaltare al meglio la sua visionarietà caleidoscopica e potente sulle arti. Ciò grazie pure al tipo di spazialità che il Palazzo delle Arti può offrire (ogni spettacolo di Romeo parte dal luogo), così da estrarne, come lo stesso artista ha ricordato ieri, «un pensiero profondo e radicale che questo nostro tempo ci impone».
Boeri ha definito la figura del “Grand Invité” una «formula nuova nel panorama culturale italiano, ripresa da un’invenzione del Louvre di Parigi quando nel 2010 invitò il regista Patrick Céreau». Boeri ha pure precisato che la Triennale non solo «mette a disposizione il teatro, ma la spazialità del luogo nella sua variazione unica di vuoti, a favore della potenza immaginifica del regista. Intende inoltre lavorare sulla vicenda artistica di Romeo in modo retrospettivo, e invitarlo a sviluppare nuovi progetti riguardanti ad esempio “l’esplorazione in un mondo sconosciuto e nuovo”».
Il curatore e direttore artistico Umberto Angelini, nel confermare gli entusiasmi dell’istituzione, definisce la nuova collaborazione come «atto di gioia, inizio di un’urgenza per guardare il teatro in un modo altro, per andare al di là della dimensione teatrale di Castellucci; sperimentando cioè le infinite possibilità creative della sua opera dentro l’architettura originale della Triennale, pensandola come una grande macchina scenica».
Stimolante per Castellucci, già Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2013 e Chevalier des Arts et des Lettres della Repubblica Francese, questo nuovo viaggio creativo per vivere dall’interno la programmazione della Triennale, e in maniera continuativa. «Questa collaborazione nasce da una comune visione del compito dell’arte nella società contemporanea – le parole del “grande ospite” –. Trovo anche un aspetto “logico” in questo Palazzo della Triennale; perché qui è possibile pensare il gesto artistico in questo tempo che vede una riconfigurazione dello sguardo, del significato dello stare insieme davanti a un’immagine. Questo spazio è un crogiuolo in cui i linguaggi si confrontano senza necessariamente mescolarsi. È fra i pochissimi luoghi italiani in cui è possibile avere un pensiero profondo con la radicalità che il momento ci impone. Avremo molte cose da fare insieme, l’altezza delle domande di questa epoca ce lo impone».