Ravenna. Poppea, Donna Fiorilla e Turandot: tre donne per tre grandi opere al teatro Alighieri

Un breve e desolante video girato nei giorni dell’alluvione ha mostrato i danni subiti dai tesori custoditi nel magazzino del teatro Alighieri, a Fornace Zarattini. Così, il sovrintendente Antonio De Rosa ha voluto aprire la presentazione alla città della nuova Stagione di Opera e Danza: «Ben più di un milione di danni, oltre alla grave perdita di una parte della memoria del teatro stesso, finora solo in minima parte “coperti” dalle assicurazioni...».
Un modo, scevro di polemica, per tenere alta l’attenzione su un nodo centrale della vita culturale del territorio, che torna comunque alla consueta programmazione anche grazie all’impegno generoso di istituzioni private come la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna – a rappresentarla la vicepresidente Paola Carpi – e naturalmente del Comune, per il quale è intervenuto l’assessore Giacomo Costantini.
Un cartellone che – dopo la parentesi straordinaria della Trilogia d’autunno tutta affidata a Riccardo Muti – non viene però meno alla qualità e alla ricerca di innovazione, focalizzandosi, nelle opere scelte, su tre forti figure femminili alle prese con il potere, come hanno sottolineato tutti, da Carpi a Costantini.
A entrare nel cuore della stagione e dei singoli titoli è il direttore artistico Angelo Nicastro, che sottolinea come «ci si apra a un arco temporale di ben tre secoli: dagli esordi dell’opera in musica con “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi (19 e 21 gennaio) andata in scena la prima volta nel 1643 a Venezia, al Rossini de “Il turco in Italia” (1 e 3 marzo), protagonista Donna Fiorilla, di quasi due secoli più tardi, e infine alla “Turandot” (12 e 14 aprile) ultima, e incompiuta, opera di Giacomo Puccini che, nel 1924, sembra segnare il tramonto di un genere costretto a fare i conti con i profondi cambiamenti del Novecento».
Per quanto poi riguarda interpreti e produzioni, si può contare sul ritorno sulla leggendaria “mano” di Pierluigi Pizzi, a firmare regia, scene e costumi del titolo monteverdiano – che già ha debuttato con successo a Cremona: «Una scena metafisica – spiega lo stesso regista – che affonda le proprie radici in quella classica rinascimentale».
E se a dirigere sarà il talentuoso Antonio Greco, che Ravenna ben conosce, il ruolo di Nerone spetterà al sopranista Federico Florio, già Tamerlano, e quello di Poppea a Roberta Mameli, già Teodora nel lavoro di Montalbetti, artisti che tornano a collaborare dall’alto di carriere sempre più importanti. Per “Il turco” non ci sono immagini disponibili: «La produzione è tutta nuova, ma i bozzetti sono eleganti e interessanti e la regia di Roberto Catalano ruoterà attorno all’idea di mercificazione di ogni desiderio e sentimento, mentre a dirigere l’Orchestra Cherubini tornerà Hossein Pishkar».
Infine, per rimanere all’opera, la “Turandot” pucciniana, diretta da Marco Guidarini nella tradizionale versione con il finale di Franco Alfano: una coproduzione con Piacenza e Modena, in cui il regista Giuseppe Frigerio sottrae la protagonista dall’immagine malefica che spesso la ritrae indagandone il doloroso passato. Particolari tutti che saranno messi in luce nel ciclo di conversazioni “Prima dell’opera” affidate sempre il giovedì precedente lo spettacolo a Luca Baccolini.
Ma, a proposito di figure femminili, non si può dimenticare che tra pochi giorni, il prossimo 14 novembre, in questo stesso teatro va in scena “La serva padrona” di Pergolesi, frutto dell’inedita collaborazione con il Conservatorio “Verdi”, l’Accademia di Belle Arti e Ravenna Teatro. Ancora una figura femminile per dare voce al nuovo.