I Mantegazza e il ritorno dell'Albero azzurro

Il becco giallo di Dodò, l’azzurro dell’albero, i coloratissimi abiti dei conduttori, sono riapparsi in tivù con la nuova edizione de “L’Albero azzurro”, la trasmissione televisiva Rai che in questi giorni è tornata ad accompagnare il risveglio (Rai 2) e il pomeriggio (Rai Yo Yo) dei bambini a casa senza scuola, a trent’anni dalla prima edizione del 1990.
Il ritorno celebra uno dei migliori esempi televisivi realizzati per il mondo della prima infanzia; tra il 1990 e il ’94 andò in onda la prima, memorabile, edizione: 500 puntate di mezz’ora dal lunedì al venerdì. Fu un ciclo che fece epoca per la qualità educativa e pedagogica. Ciò che rese quell’azzurro albero così speciale fu la volontà di pensare in grande per il mondo dei piccoli, sperimentando pure. Si dovette a un’autorevole squadra di menti colte e creative specializzate nel mondo dell’infanzia, della pedagogia, della fantasia. Un lavoro accurato e intenso, in collaborazione con l’università di Bologna; ad oggi sono sette i cicli dell’“Albero”, ma quello fu il migliore in assoluto, e produsse tre serie di videocassette andate a ruba.
Nel 2013 è nato addirittura un fan club di ex bambini legati a quella prima edizione e ai suoi protagonisti. Di quella straordinaria stagione ammiraglia fecero anche parte alcuni personaggi della cultura romagnola. Come Velia e Tinin Mantegazza, rispettivamente regista e autore del pupazzo Dodò. L'intervista a Tinin e Velia Mantegazza e Claudio Cavalli, sul Corriere Romagna in edicola oggi, 22 marzo.

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