“LugoContemporanea”, fino in fondo senza paura

LUGO. Non c’è più, Franco Ranieri, che 16 anni fa inventò con John De Leo e Monia Mosconi LugoContemporanea. Se ne è andato il 23 marzo scorso, ma il suo nome campeggia ancora fra quelli degli organizzatori «perché lascia dietro di sé un segno e un pensiero indelebili – commenta De Leo –. Per noi è stato maestro, amico fraterno, consigliere culturale… ruoli che è difficile ritrovare insieme. Così, è vero che nel dolore per la sua perdita c’è una forte componente personale, ma in realtà ad aver perso una “presenza” importante è la collettività intera, e chi l’ha incontrato non potrà dimenticarsi di lui, capace come era di contaminare tutto il suo operato con l’amore per la bellezza, e con la ragionevolezza».
Era stato proprio Ranieri a indicare, già nel 2019, il tema per il 2020.
«Sì, uno dei tanti paradossi di questa edizione. Già in tempi non sospetti infatti avevamo suggerito il titolo “Reset. Festival della morte e della palingenesi” agli artisti ospiti… quasi un presagio, o un’esigenza».
Avete scelto inoltre di mettere al centro un tema complesso, con cui fatichiamo a rapportarci.
«È un tema pieno di sfaccettature, anche allegoriche… e allegre. Franco, che era una persona ironica come poi lo sono anche io, riusciva a coglierle, anche se poi tutto nel programma é declinato con molta serietà. Gli stessi caratteri del resto li presenta il sotto-traccia del tema, l’eutanasia, la “dolce morte”, a cui è dedicato l’evento di apertura. Il destino infatti ancora una volta è intervenuto, attraverso la figura di Francesco Terrasi, dirigente medico della Casa di cura Villafranca di Trento, amico di Franco e mio ex vicino di casa: il 28 luglio alle 21, al Pavaglione, l’inizio del festival sarà segnato proprio dalla sua riflessione “Fino in fondo. Il diritto a vivere e a morire” sulla “scelta” che si pone davanti al paziente ma anche ai medici, un tema scottante che spesso trova davanti a sé muri costruiti dalla religione, o dalla cultura».
Noi tendiamo però a rimuovere l’idea della fine, ad allontanarla dalle nostre case.
«Ma l’operazione della rimozione incrementa la paura della morte, e ci fa dimenticare che la morte fa naturalmente parte della vita. Questo succede soprattutto ai giovani, nati e cresciuti nell’onda di Internet ma privati in qualche modo dei concetti di morte e di dolore, della fisicità e della realtà delle cose… e sempre più fragili. LugoContemporanea, invece, come poi tante altre manifestazioni, tenta di coinvolgere persone e farle assistere a eventi dal vero, per dimostrare che sono perseguibili sia la possibilità del reale sia la scelta di evitare linguaggi televisivi o commerciali, globalizzati e uniformati. Tant’è – e qui De Leo ride – che tutti gli spettacoli, come sempre, sono gratuiti: “vendere” non ci interessa!».
Gli appuntamenti
Molte e varie le proposte, tutte ispirate alla contemporaneità, tanto che Ravenna festival, ha scelto quest’anno di dare il proprio patrocinio e un importante aiuto tecnico alla manifestazione. Infatti, oggi, 28 luglio (ore 21.30) con il concerto “Liberi” al Pavaglione di Lugo ci sono Antonello Salis e Simone Mancini, mentre alle 22.30 il regista Romeo Castellucci e il musicologo Sandro Cappelletto dialogano sul film “Orphée et Eurydice” di Myriam Hoyer, con la direzione musicale di Hervé Niquet e la regia dello stesso Castellucci.
Il 29 luglio (ore 21), Ilaria Dall’Olio della Associazione italiana giovani per Unesco tratta di “L’umanità in viaggio” e alle 21.30 è lo stesso John De Leo con la Grande Abarasse Orchestra fatta di ottimi strumentisti del territorio, da Dimitri Sillato a Paolo Baldani a Fabrizio Tarroni…, a proporre “Tutto è bene quello che finisce”. Alle 22.30 infine sale in scena un “maestro”: Peppe Barra, accompagnato da Luca Urciuolo al pianoforte, in “Tiempo Recital”. Dal 24, inoltre è visitabile alla Rocca Estense (Sala Baracca) la mostra del fotografo Stefano Questorio “Death is not the end”.
Info: www.lugocontemporanea.it

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