Le Vibrazioni a Cesenatico per "La Notte rosa"

CESENATICO. Le Vibrazioni tornano con “L’amore mi fa male”, l'atteso nuovo ed emozionante singolo che è in radio da venerdì 21 giugno riscuotendo un ottimo consenso da parte del pubblico. La storica band milanese che è partita dalla città lombarda nel lontano 1999 si esibirà nel corso di “Radio Bruno estate” il 5 luglio a Cesenatico all’interno de “La Notte rosa”. Di questa serata, dei loro inizi e dei loro successi abbiamo parlato con Francesco Sarcina, leader del gruppo.
Sarcina, partiamo dal vostro ultimo singolo “L’amore mi fa male”: l’amore è sofferenza?
«Anche, ma non solo. Regala tante gioie ma anche momenti di sofferenza. Anche quando tutto sembra andare per il verso giusto, la lontananza e il voler vedere una persona possono far male».
L’amore può prevedere anche un viaggio. Per lei proprio quest’ultimo cosa rappresenta?
«È il modo migliore per far fluire tutto quello che nella vita cogliamo. Il mio è un mestiere bellissimo ma è anche molto pesante, in quanto si è sempre circondati da persone che non ti permettono di vedere la realtà nella sua integrità. C’è una fase riflessiva in cui si cerca di guardare con occhio critico quello che è stato fatto, oltre che un momento in cui si cerca di ricaricare la propria vitalità».
Con il suo gruppo, il suo grande viaggio nella musica è iniziato nel 1999, ma chi è Francesco Sarcina quando si spengono le luci dei riflettori?
«È difficile dirlo, quasi nessuno lo sa, anche io stesso ho difficoltà a capirlo. Credo di essere ancora un Peter Pan, un festaiolo, mi piace divertirmi, amo stare con i miei bimbi; sono una persona buona che non si arrabbia spesso, ma quando lo fa, si sente parecchio».
Cos’è il successo per lei?
«Credo che una persona abbia successo quando si sente realizzato. Il successo è il riuscire a risolvere varie problematiche, fare quello che ci piace e avere la soddisfazione di guardarsi allo specchio e sentirsi a posto con noi stessi; non ha a che fare con la fama perché ci sono persone che possono avere fama ma non hanno successo».
Il primo grande successo è stato “Dedicato a te”, il brano è rimasto nel cuore di pubblico. Cosa aveva quella canzone di speciale?
«Quelli erano anni in cui c’era un fermo musicale e la nostra Giulia rappresentava un po’ la ragazza in cui chiunque si poteva identificare e anche desiderare; non era una fotomodella bensì una giovane donna che cercava di assaporare tutta la normalità possibile, tra sogni e disincanto nella bellezza della semplicità».
Nel 2018 avete partecipato al Festival di Sanremo con “Così sbagliato”, una canzone di parla di nostalgia, di errori, di paure e anche di rimpianti, perché portare proprio questa canzone?
«Ci piaceva l'idea di portare una canzone diversa e anche forte, d'amore ma non banale; l’amore è anche accettare l’altro con i propri alti e bassi, le proprie forze e le proprie debolezze».
Un altro singolo molto poetico è “Cambia”: cosa dovrebbe cambiare e cosa invece, secondo lei, dovrebbe rimane intatto?
«Dovrebbe rimanere intatta la fantasia, l’approfondire, il desiderio, la ricerca e la curiosità, oltre che la voglia di vivere davvero. Dovrebbe cambiare la poca umanità e la poca condivisione, sembrano non esistere più, esattamente come la gentilezza. Non c’è più sostegno dei diritti di umanità, non c’è per un vicino di casa, figuriamoci per chi sta in mare, e restare umani dovrebbe essere fondamentale».
Quest’anno festeggiate ben 20 anni di carriera, ma Le Vibrazioni come sono nel 2019 rispetto a prima?
«Abbiamo qualche occhiaia in più e qualche capello bianco che prima non avevamo. Per il resto siamo rimasti gli stessi di prima, ovvero siamo pieni di entusiasmo, anche se abbiamo maggior consapevolezza delle scelte che facciamo».
Cosa c’è, secondo lei, di sbagliato nella società dei giorni nostri?
«Sicuramente i cellulari e i social network che sono una finestra sul mondo, virtuale però. Creano troppa dipendenza, bruciano la vitalità che invece dovrebbe essere sempre salvaguardata. Fanno vivere una vita virtuale in casa propria e questa secondo me non è vita vera».

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