Le tante vite di Echo and The Bunnymen, stasera a Rimini

RIMINI. Una delle band più significative del rock inglese anni 80, Echo and The Bunnymen, sarà alla corte degli Agostiniani di Rimini questa sera alle 21.15, per la rassegna “Percuotere la mente”. Nati a Liverpool nel 1978 per iniziativa del cantante Ian Mc Culloch e del chitarrista Will Sergeant, tuttora alla guida della formazione, gli Echo prendono il nome dal modello di batteria elettronica che utilizzavano all’epoca, quando si trattava di una grande innovazione tecnologica e artistica. The Bunnymen erano invece la band precedente di Mc Culloch, che ne ha voluto mantenere il nome. Il loro suono, che univa indie rock, psichedelia, dark, post punk e new wave, può essere considerato una somma di tutte le tendenze che imperavano in quel periodo, e questo permise loro di raggiungere grandissimo successo in Europa e Usa. Ebbe un ruolo primario anche la personalità carismatica del leader Mc Culloch, che, con la sua capigliatura arruffata, fu una delle icone di quei tempi. Tre loro album sono pietre miliari del rock anni 80: “Heaven up here” (’81), “Porcupine” (’83) e “Ocean rain” (’84), e molti loro brani sono entrati nella storia, tra cui “The pictures on my wall”, “The puppet”, “A promise”, “The cutter”, “Bring on the dancing horses” e “The killing moon”. Quest’ultima, in particolare, è stata una traccia di enorme successo, che figura nella colonna sonora di quattro film mitici (tra cui “Donnie Darko” e “Un lupo mannaro americano a Londra”), in molte serie televisive, videogame e filmati vari. Grande riscontro ebbe anche una bellissima cover del successo dei Doors “People are strange”, singolo pubblicato come colonna sonora del film di Joel Shumacher “Ragazzi perduti” nel 1987, che fu anche il canto del cigno della band di Liverpool. Mc Culloch abbandonò infatti gli Echo nel 1988, e l’anno seguente il batterista Pete De Freitas morì in un incidente in moto; Sergeant e il bassista Les Pattinson portarono per qualche anno avanti la ditta, con scarso successo, fino allo scioglimento definitivo del 1992. Due anni più tardi i due fondatori tornarono a lavorare insieme, e nel 1997 ricostituirono la band, incidendo da allora sei album, non indimenticabili, l’ultimo dei quali è “Meteorites”, del 2014. Il disco risente della mancanza di una vera band (è realizzato dai soli due leader, tramite sovraincisioni), ed è dominato da un senso di fine: le liriche di Mc Culloch parlano di spiritualità, di sistemare i conti col passato, e di lasciare eredità spirituali, come se cantate da qualcuno che si preparasse a un’altra vita. L’autore stesso ha definito questa raccolta «di confine», qualsiasi cosa abbia voluto intendere. Non mancano buone idee artistiche e momenti di apprezzabile musicalità, tanto che il disco ha riportato gli Echo and The Bunnymen nella top 40 inglese per la prima volta dalla ricostituzione del ’97, ma l’inevitabile confronto con il grande passato è un fardello difficilmente sostenibile. Alla fine del 2018 è uscito “The stars, the oceans and the moon”, una raccolta dei successi del passato in nuove versioni, con l’aggiunta di due inediti. A proposito della riproposizione del vecchio materiale Mc Culloch ha detto: «Non lo sto facendo per nessuno. Lo sto facendo per me, perché è importante rendere le canzoni migliori. Devo farlo». Oggi la formazione vede Mc Culloch e Sergeant accompagnati da Jez Wing alle tastiere, Simon Finley alle percussioni, Ete Reilly alle chitarre e Stephen Brannan al basso.
Biglietti a 18 euro.
sagramusicalemalatestiana.it

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