Le "Streghe" della forlivese Giulietta

FORLI'. «Che nessuno dica “tu non puoi farcela”»: recita così un estratto di “Streghe”, l’ultimo pezzo della 23enne forlivese Giulia Illari, in arte Giulietta. Il brano è una presa di posizione forte, una dedica a tutte le donne, ma anche un abbraccio virtuale a chi si è sentita costretta dalle convenzioni sociali, in quanto donna, per molto tempo.
La cantautrice emergente e indipendente, reduce dai suoi primi pezzi “Romeo” e “Gin”, scrive canzoni dall’età di 6 anni. In passato ha fatto parte dei White Swallows, un duo che proponeva musica molto impegnata piano, voce e chitarra. Fino alla svolta da solista a 21 anni, quando Giulietta ha deciso di scrivere e produrre la sua musica nonostante alcune porte in faccia.
Nasce così nel 2018 “Luci al neon” in quel di Londra, mentre studiava giornalismo in un contesto molto formale e austero che l’ha spinta a rientrare in Italia per dedicarsi alla sua passione.
Oggi, a soli 23 anni, ha ben due lauree e un primo album in cantiere, che sarà anticipato da un ep scritto durante questo periodo di emergenza per il Coronavirus.
Giulietta, come nascono le sue canzoni?
«Quasi sempre da una mia esigenza espressiva. Sto pensando a qualcosa intensamente, canticchio qualche parola e se mi piacciono ritmo e melodia, registro tutto sul telefono come nota vocale. Se sono fuori torno a casa, butto giù gli accordi al piano o con la chitarra e costruisco il testo. Per “Streghe”, è stato il ritornello a uscire per primo – “che tu sia una politica o la segretaria di un hotel in Costa Rica non farti dire stai zitta” – e poi tutto il resto. Poi per la produzione mi affido allo studio Miraggi Produzioni di Cesena. La produzione è fondamentale attualmente, per questo sono contenta di aver trovato Francesco Cinque, produttore dei tre brani, con cui ho un’ottima sinergia».
In particolare “Streghe” è un brano dedicato alle donne vittime delle convenzioni sociali: pensa che tra i più giovani ci sia una presa di coscienza rispetto alle differenze di genere?
«Assolutamente sì, proprio oggi parlando di “Streghe” con un’amica mi diceva che una sua conoscente di 13 anni soffre molto delle pressioni sociali, frutto delle differenze di genere. In classe, i suoi compagni maschi la sminuiscono perché si veste larga come Billie Eilish, il suo idolo. I condizionamenti di questa società fortemente sessista si fanno sentire fin da quando siamo piccole. In qualche modo tutte ci siamo sentite in dovere di comportarci o vestirci in modo da compiacere gli uomini. Spero che le ragazze e i ragazzi delle nuove generazioni possano crescere con un’educazione più sensibile a queste tematiche di quella che ho ricevuto io».
Crede che attraverso la musica si possano smuovere le coscienze dei giovanissimi?
«Io credo che la musica sia un ottimo modo per sollecitare delle riflessioni. La musica ha una pervasività maggiore di qualsiasi altra forma d’arte per quanto mi riguarda, perciò ritengo che sia possibile stimolare un pensiero o una riflessione ascoltando un brano. Non credo però che basti una canzone per mutare un atteggiamento o incitare qualcuno ad agire».
In che modo le convenzioni di cui parla in “Streghe” hanno influito nella sua vita?
«Mi ricordo molto bene che quando ero alle medie, ai ragazzi stavo antipatica se prendevo voti più alti o ero più resistente nella corsa. Non mi truccavo e per questo mi sentivo giudicata. Alle elementari, circa a 7 anni, più volte certi compagni mi hanno presa in giro perché avevo i peli. Crescendo queste cose te le porti dentro e ti convinci che stando “un passo indietro”, essendo più remissiva e studiando di meno, risulti più piacente. Quando ero piccola sentivo di poter fare tutto quello che volevo, mi sentivo forte e fiera. Più crescevo e più mi trasformavo in una persona insicura e fragile. Ci sono degli standard per noi donne, quasi sempre irraggiungibili, da rispettare, e disattenderli ti fa sentire sbagliata e diversa. Devi essere disinibita, appetibile, formosa, ma non troppo, curata. Ma mai intelligente, acculturata, appassionata e sognatrice. Ho dovuto liberarmi di moltissimi strati di convenzioni che avevo introiettato prima di accettarmi e volermi bene così come sono, di nuovo».
Dopo due lauree ha affermato di voler decidere chi essere: chi è Giulietta?
«Giulietta è un’artista. Giulietta crede in se stessa, nel potere delle sue parole, delle sue idee e vuole fare sentire la sua voce a ogni costo. Giulietta è irriverente, non ha più bisogno di dimostrare nulla a nessuno per amarsi. È una donna libera, indipendente, ironica. Ama prendersi poco sul serio, ballare e cantare le sue canzoni ovunque. Giulietta è coraggiosa e finalmente crede nei suoi sogni».
A breve uscirà un ep scritto durante l'emergenza Coronavirus, che cosa le ha lasciato dentro questo periodo così sui generis?
«Sono una persona sensibile. Assorbo tutto quello che mi circonda, quindi ho sofferto molto per il mio Paese. Allo stesso tempo però, la quarantena mi ha insegnato che tutto può cambiare da un momento all’altro e che pensare di avere il controllo totale sulla propria vita è un’illusione. Stare da sola con la mia famiglia mi ha fatto bene. Ogni venerdì ho cantato e suonato per il mio vicinato, ci siamo divertiti ognuno nel proprio giardino o balcone. Mi sono riavvicinata alle persone della mia via che non vivevo da anni. Apprezzo le piccole cose e mi sento nuovamente forte come quando ero bambina».
Per il prossimo futuro cosa la aspetta?
«Ho pubblicato questi brani e pubblicherò l’ep da indipendente con l’aiuto dello studio Miraggi Produzioni a Cesena. L’ep, a proposito, lo abbiamo prodotto e registrato in quarantena. Le voci sono state registrate con un iPhone e voglio che rimangano così, in memoria di questo momento. Le produzioni sono state realizzate da due miei amici, Giulio Barbieri e Lorenzo Placuzzi. È stato bellissimo poter creare le tracce con loro anche se a distanza. Per il mio primo album vorrei trovare una casa discografica però. Voglio crearmi uno spazio nell’industria musicale italiana e credere nel mio sogno fino in fondo. Fare musica è la cosa che più mi diverte e rende felice, quindi continuerò a scrivere e cantare per sempre. Vorrei fare anche altre cose come ad esempio scrivere un libro. Online mi trovate come Giulietta su tutte le piattaforme digitali e sono @giuliettacome su Instagram che è il social che utilizzo di più».

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