La recensione: il Baracca della Rai, una delusione

Ingressi quadruplicati al Museo, tanto da decidere un’apertura straordinaria per il lunedì di Pasquetta: c’è clima di euforia a Lugo per la visibilità data da Rai 1 al proprio cittadino più illustre, Francesco Baracca. Ma intorno al docufilm Il cacciatore dei cieli, trasmesso in prima serata su Rai 1 lo scorso 29 marzo, continuano a piovere critiche e perplessità, dentro ma anche fuori i confini comunali e regionali. La messa in onda del prodotto televisivo che ha portato per la prima volta su un canale tv nazionale il personaggio romagnolo Francesco Baracca, pioniere ed eroe dell’aviazione italiana, ha animato soprattutto la piazza social, dove sono intervenuti in questi giorni soprattutto esperti e appassionati di storia e di aviazione. Ma anche al Corriere Romagna, dopo la nostra recensione, sono arrivate reazioni.
Tra i più critici nei confronti della docufiction Rai c’è Mauro Vittorio Quattrina, regista e documentarista veneto, che ha collaborato per Fango e Gloria, documentario sulla Grande Guerra distribuito nel 2015 da Cinecittà Luce, ed è autore di "Guido Keller: Ali Ribelli". Quello visto in tv è per Quattrina un lavoro che mostra «trascuratezza e imprecisione». «Sui social - aggiunge - ha originato una specie di rivolta tra storici e appassionati». «Un documentario storico - continua - dovrebbe elevare la conoscenza di chi non sa, non deprimere ed avvilire quella di coloro che qualcosa sanno». Visto dall’occhio di chi conosce molto bene il periodo storico e le vicende di Francesco Baracca, stride – oltre a innumerevoli dettagli che riguardano ad esempio l’abbigliamento e i modelli degli aerei -, soprattutto il finale della docufiction. Quello televisivo, tradirebbe la verità storica sia nella scelta dei personaggi che vanno a cercare il corpo di Baracca, sia nell’omettere ogni riferimento al contesto orribile, di guerra, in cui il corpo del pilota fu ritrovato, ben documentato dalle fonti che parlano di «buche di granate e trincee piene di cadaveri».
Tra gli aspetti più al centro del dibattito, anche la scelta di inventare il personaggio del meccanico assistente e poi amico di Baracca. La presenza di questa figura nel docufilm, da molti criticata, viene considerata invece sensata da Daniele Serafini, che per 18 anni è stato alla guida del museo lughese. Tra i motivi, il fatto che la storia del motorista di origini contadine che diventa in seguito pilota consente alla fiction di raccontare una verità storica: e cioè che «i piloti della Grande Guerra non venivano solo dalle classi sociali più elevate, come Baracca e Ruffo. Durante il conflitto furono circa 5.000 i fanti che lasciarono le trincee per diventare piloti». In generale, però, anche Serafini parla di «omissioni, incongruenze, imprecisioni» e di un docufilm «che a tratti rischia di cadere nel feuilleton» e manca l’obiettivo di narrare l’epopea dell’aviazione e l’autentica personalità di Baracca che di quella storia è stato certamente pioniere.
Tra le omissioni, Serafini segnala quella relativa ad esempio alla fase in cui il giovane Baracca, così febbrilmente rapito dalla passione del volo, va a fare l’apprendistato in Francia, «mentendo addirittura alla madre, mentre in una lettera al padre in cui racconta del suo primo volo c’è una frase bellissima» che avrebbe reso il senso della sua meraviglia per quella che era per l’epoca qualcosa di prodigioso, la possibilità cioè di volare: «un sogno meraviglioso ad occhi aperti», definisce Baracca quell’esperienza che gli fa capire le potenzialità future dell’aviazione.
Di «margini da migliorare» sul lato della «fedeltà al vero storico» parla infine Maria Luisa Suprani Querzoli, storica militare e autrice di un recente volume dedicato alla figura di Francesco Baracca, Ritratto di Francesco Baracca (Bookness). «Trovo incoraggiante - premette la studiosa - il riscontro quantitativo di pubblico perché denota una 'domanda' evidente circa la storia del nostro Paese». Le perplessità riguardano le modalità con cui viene data risposta a questa domanda. «Credo – conclude - convenga cogliere il momento favorevole per proporre con gradualità contenuti autentici curandone l'esposizione in canoni di efficacia».