In un libro le “Storie” di Giovanna Cappellini, un viaggio tra paesaggi e senso di identità

Una raccolta di Storie che evoca con delicatezza e poesia il potere del racconto e della memoria attraverso una narrazione che sfiora paesaggi naturali e atmosfere intime. Sono quelle scritte da Giovanna Cappellini, funzionaria della Fondazione Forense di Pesaro, appassionata di viaggi e scrittura, insegnante di pilates e impegnata da tempo in campo teatrale.
Dopo l’esordio con Gate è ora in libreria con Storie (Ventura edizioni, 2025) tra loro legate da magici “fili” che intrecciano passato e presente, segreti ed emozioni, suggestioni e riflessioni sul senso di identità. Pagina dopo pagina, Cappellini ci trasporta tra le brughiere della Cornovaglia e le strade di New York e New Orleans, ci presenta persone incontrate per caso, o forse no, le cui vite sono un mondo da scoprire e leggere tutto d’un fiato.
Cappellini, partiamo dal titolo: quali sono le “Storie” che racconta nel suo nuovo libro?
«Il nuovo libro in realtà raccoglie Gate, già pubblicato, e Fili. L’idea di unire il primo racconto con il secondo è stata della editrice che vi ha trovato un nesso logico».
C’è un filo rosso tra i protagonisti della sua raccolta e qualcosa che invece la lega a loro?
«Sì, indubbiamente, anche se i contesti e i luoghi dove sono ambientate le storie sono totalmente diversi. Gate è un tuffo nel passato per ritrovare il presente, Fili è la ricerca del senso delle cose, nel tentativo di trovare una sintesi tra il mondo esoterico e quello dei paradigmi scientifici».
Parlare di vite che non sono le nostre non è mai facile: come ha scelto di raccontarle?
«Semplicemente osservando le persone mentre parlano, gesticolano, dentro le loro vesti, nei loro ritmi lenti o frenetici, il resto arriva da sé, le mie mani pigiano i tasti, uno dopo l’altro, il ritmo e il rumore sulla tastiera crescono e arriva la storia».
Malgrado le storie siano tra loro diverse, c’è un sentimento comune?
«Forse ciò che le lega è il desiderio di “mordere la vita” e di non subirla».
“Storie” arriva in libreria a breve distanza da “Gate”: sente più urgente, rispetto al passato, il desiderio di scrivere?
«Ora avverto solo il desiderio di comunicare il mio sentire anche agli altri. Scrivere, in realtà, è qualcosa che faccio regolarmente, da sempre».
Si impara più dalle storie degli altri o dalle proprie?
«Da entrambe, e comunque, per imparare, bisogna essere curiosi e farsi continuamente domande».