Il pianista Cesare Picco a "ForlìMusica"

FORLI'. «La musica? Un universo infinito e misterioso, tutto da esplorare»: a dirlo è un grande pianista e compositore, scrittore ed esegeta del suono nelle sue diverse forme, qual è Cesare Picco. “ForlìMusica” lo ha invitato all’Arena San Domenico di Forlì per la rassegna, “L’arte è vita”: e questa sera (ore 21.30) Picco, che è anche ambasciatore di Cbm Italia onlus – che si occupa di cecità evitabile – propone “Un piano per le stelle” un programma di suoi brani.
«Da sempre rivolgo l’attenzione al “suono”, dotato di potere immenso e benefico, mezzo primitivo di comunicazione che non ha mai perso efficacia, anzi è in grado di mettere in moto in noi vibrazioni e sensazioni. È stata proprio questa curiosità a condurmi dal linguaggio occidentale alla comprensione che l’improvvisazione, la composizione in tempo reale possono essere oltre che un impulso intellettuale, quasi… un bisogno fisico. Così da quando avevo 16 anni mi dedico a una forma che non è jazz, ma è appunto improvvisazione, qualcosa che non abbiamo inventato noi, perché sta già nel barocco, in Chopin, in Mozart … in chiunque esprima il proprio sentimento in tempo reale».
Questo spiega la molteplicità dei suoi interesso.
«Sì, seguendo questa curiosità mi sono confrontato con la tradizione giapponese, quella persiana: e i diversi “alfabeti” musicali sono andate a confluire nella mia esperienza. Credo infatti che l’attitudine culturale a considerare l’Europa come “il” centro abbia prodotto danni: non si capisce infatti che è la “grammatica dei suoni” a costituire essa stessa il mistero insondabile della musica!».
Cade quindi anche la “gerarchia” fra classica e popolare.
«In realtà c’è tanta musica classica mediocre, mentre diverse polche e valzer, anche della tradizione romagnola, rilevano profondità e “pensiero”».
Fra le sue “esplorazioni” ci sono infinite collaborazioni: con altri sperimentatori come Edmar Castaneda, e con artisti di musica “leggera” come Ligabue o Giorgia.
«Sono tutte esperienze artistiche importanti, “palestre” che hanno contribuito ad ampliare i miei orizzonti e a creare il mio alfabeto personale, permettendomi inoltre di conoscere e apprezzare strumenti particolari come l’arpa realizzata appunto da Castaneda, o il clavicordo, il “nonno” del pianoforte ma dalla modernità incredibile visto che nella sua voce si ritrovano il Mediterraneo, la Persia, il barocco… persino il progressive rock! Io poi cerco sempre di andare oltre l’idea che il pubblico ha del pianismo, e non ripropongo mai brani uguali a se stessi: insomma, se ti aspetti di tutto da un mio concerto, sei sulla buona strada! Cerco sempre infatti di testimoniare il senso straordinario di condivisione fra pubblico e interprete, come accade nel concerto al buio, il “Blind date concert in the dark” in cui al centro stanno le emozioni sensoriali: dell’interprete, e di ogni spettatore».
E per Forlì?
«Come molti ho cercato di appuntare le mie sensazioni durante i mesi appena trascorsi: il lockdown a Milano ci ha regalato un suono trasfigurato, fatto dei rintocchi delle campane, delle sirene delle ambulanze… vibrazioni che hanno lavorato dentro di me, ma voglio anche raccontare la gioia di tornare davanti a un pubblico, di vedere Amministrazioni che si sforzano di andare oltre. E fare un omaggio al genio di Morricone, alla sua capacità di risvegliare emozioni che ci portiamo tutti dentro, e alla follia meravigliosa di Bach che ci ha dato la “mappa” dell’universo musicale, perché poi potessimo andare… su Marte o su Saturno, dove possiamo! Sempre, con la musica al centro…».
Biglietti: 10-5 euro.
Info: 0543 62821; 338 6606020

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