Il Macbeth di Oren a Bologna, uno spettacolo di assoluta qualità

BOLOGNA. Il “formato” imposto dallo spazio che, nel cosiddetto Comunale Nouveau, sostituisce provvisoriamente quello tradizionale della settecentesca sala del Bibiena, se affidato alle mani giuste può rivelarsi una vera e propria risorsa. Così come è successo con il “Macbeth” andato in scena in un nuovo allestimento firmato alla regia da Jacopo Gassman, prestato per la prima volta al teatro musicale da quello di parola dove è affermato da anni. Sarà per la “mediazione” shakespeariana, ma non si può certo dire che non abbia saputo entrare nel pieno della drammaturgia verdiana o rendere lo spessore dei personaggi: fin dalla prima immagine – ancora sull’introduzione orchestrale, il protagonista dietro un sipario di velo fissa immobile il pubblico, lo farà anche nell’ultimo quadro, dal fondo della scena, fantasma irriducibile.

A proposito di veli e sipari e pareti scorrevoli: è attraverso il sapiente movimento di questi che si sono modellati spazi e tempi dell’azione, su sfondi di luce quasi materica (luci di Gianni Staropoli), e una scena e colori più che essenziali (scene di Gregorio Zurla, costumi di Gianluca Sbicca), ma di grande efficacia. Basti ricordare il tavolo del brindisi del II atto, l’eleganza dei due riquadri che si compongono in scena; poi il suggestivo cumulo di stracci, ovvero i drappi giallo-oro di cui il coro si disfa di fronte al sospetto che monta. E ancora lo specchio che nel III riassume le apparizioni o, semplicemente, le streghe che già nel I levano in alto mani guantate di rosso, del sangue che scorrerà a sostanziare i loro vaticini.

Ma veniamo alla sostanza musicale: Daniel Oren, beniamino del pubblico bolognese, ha saputo offrire una lettura “pulita”, quasi cristallina della partitura, scevra di inutili sottolineature eppure espressiva e densa. Staccando tempi talvolta allargati ha sempre “servito” il canto, esaltando la vocalità potente e quasi spavalda dell’ottimo Macbeth interpretato da Roman Burdenko, e quella più aspra (del resto questo chiedeva Verdi!) ma sicura e agile della Lady di Ekaterina Semenchuk. Buona la prova di Riccardo Fassi nei panni di Banco e soprattutto quella di Antonio Poli, Macduff. Il Coro, preparato da Gea Garattini Ansini, ancora una volta ha dimostrato grande coesione e precisione d’intonazione e d’intenzione. Insomma, uno spettacolo di assoluta qualità.

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