Debutta alla Biennale di Venezia il nuovo lavoro di Romeo Castellucci ispirato a Van Gogh

CESENA
Quella tra Romeo Castellucci e Willem Dafoe – il celebre attore del cinema hollywoodiano residente da anni in Italia – è una relazione di stima reciproca che risale all’allestimento dello spettacolo di Castellucci The minister’s black veil, di cui Dafoe è stato protagonista nel 2016 e di cui è prevista una ripresa nell’anno prossimo.
Nominato direttore della sezione Teatro alla Biennale di Venezia per il triennio 2025-27, l’attore ha invitato il regista cesenate Romeo Castellucci a ideare un nuovo lavoro scenico, I mangiatori di patate, che debutterà in prima assoluta sabato 31 maggio (in doppia replica alle 15.00 e alle 17.00, durata 50 minuti circa) all’Isola del Lazzaretto Vecchio nella laguna di Venezia (sito protetto Fai) per replicare ogni giorno (tranne il lunedì) negli stessi orari fino al 15 giugno.
Societas, la compagnia teatrale fondata come Societas Raffaello Sanzio da Romeo Castellucci con Claudia Castellucci, Chiara Guidi e Paolo Guidi, descrive lo spettacolo come «un grappolo compatto di figure emerge da una notte fonda; ricordano i minatori e i grassatori del Borinage, ritratti dal pittore olandese. Un lavoro scenico dal tratto fortemente sonoro, la cui drammaturgia si compone di fragori, ronzii, pulsazioni, come eco di eventi già accaduti o presagiti. E il vorticare di una forza tifonica ricorda che la storia non può volgere le spalle al proprio passato di macerie. Qui, in una dimensione in cui caduta o emersione dal pozzo dell’abisso coincidono, avviene la scoperta prodigiosa: la perla opaca del linguaggio».
Romeo Castellucci (Cesena, 1960), formatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna in pittura e scenografia, è noto in tutto il mondo per aver creato un teatro che si basa sulla totalità delle arti, e che ha come scopo una percezione integrale dell’opera; nel 2000 ha ricevuto il Premio Teatro Europeo per le nuove realtà teatrali e nel 2002 è stato nominato chevalier des arts et des lettres dal ministro della Cultura francese. Nel 2013 la Biennale di Venezia gli aveva già conferito il Leone d’oro per il lavoro di una vita. Nominato regista dell’anno nel 2014 per Orfeo ed Euridice dalla rivista “Opernwelt”, Scenografo dell’anno nel 2017 per Jeanne d’Arc au bûcher e regista e scenografo dell’anno nel 2019 per Salomé.
Il regista propone una composizione teatrale che ribalta il primato della letteratura, facendo del suo teatro una forma d’arte complessa. Le sue opere sono regolarmente ospitate e prodotte dai più prestigiosi festival e teatri di prosa e lirica in oltre sessanta Paesi in tutti i continenti.
La performance che proporrà a Venezia prevede la musica e le voci di Scott e Oliver Gibbons affiancati dalla drammaturgia di Piersandra Di Matteo. Con Luca Nava, Sergio Scarlatella, Laura Pante, Vito Ancona, Jacopo Franceschet, Marco Gagliardi, Vittorio Tommasi, Michela Valerio. Produzione Societas, coproduzione la Biennale di Venezia.
Creata nel 1895 a Venezia da un gruppo di intellettuali capeggiati dal sindaco dell’epoca Riccardo Selvatico, col fine di promuovere l’attività artistica e il mercato dell’arte nel capoluogo veneto, la Biennale è la prima società di cultura nata con mostre a cadenza biennale. Originariamente presentava solamente la mostra d’arte, me negli anni si è articolata in musica (dal 1930), cinema (1932), il più antico festival cinematografico al mondo, teatro (1934), architettura (1980) e danza (1999). Le prime edizioni si tenevano nel palazzo Pro Arte, successivamente Padiglione Italia, ora Padiglione Centrale (attuale sede istituzionale della mostra principale della Biennale d’arte), nei Giardini della Biennale o Napoleonici, nel sestiere di Castello, nati per volere diretto del generale còrso nel 1807.
MAURIZIO FABBRI