Cinema: l'estate non è adatta per ripartire

RIMINI. La sorpresa è arrivata durante la conferenza stampa con cui sabato scorso il premier Conte ha presentato il nuovo Dpcm sulle riaperture: «Il 15 giugno potranno riaprire cinema e teatri». Anche per gli artisti che «ci fanno divertire e appassionare» (copyright sempre Conte in occasione del Decreto Rilancio) è sembrata arrivare l’ora della luce in fondo al tunnel. Tornerà presto il buio in sala, la possibilità di vedere i film sul grande schermo e non dal divano di casa, sulle piattaforme streaming che tanto sembrano avere iniziato a imperversare durante il lockdown? Più no che sì, sembra la risposta a caldo che arriva dalla categoria degli esercenti romagnoli, pronti in alcuni casi a mettersi eventualmente in gioco con le arene estive, ma riaprire i cinema in piena estate… sarebbe come «vendere i panettoni dopo il 6 gennaio», ironizza qualcuno.
Nell’allegato numero 9 del Dpcm ci sono le indicazioni per poter ripartire. Tredici punti. Dal «mantenimento del distanziamento interpersonale, anche tra gli artisti» all’utilizzo dei termoscanner «agli spettatori, agli artisti, alle maestranze…», alla richiesta di «igienizzazioni degli ambienti chiusi e dei servizi igienici, anche tra i diversi spettacoli svolti nella medesima giornata».
Per gli esercenti delle sale cinematografiche romagnole, quelle indicate appaiono però regole al momento non adeguate a metterli nelle condizioni di poter dire «riapriamo a giugno». Il coro è pressoché unanime.
«Forse lo faranno alcune sale delle grandi città – come Roma, Milano, Bologna – ma qua da noi la vedo difficile pensare di riaprire prima di settembre», osserva Elena Zanni, direttrice dei cinema Fulgor e Settebello di Rimini. «Queste poi sono indicazioni troppo generiche – continua –. E di certo, se ne arriveranno di più precise, speriamo non succeda che arrivino all’ultimo momento, perché un cinema non si può riaprire da un giorno all’altro. Come dobbiamo comportarci con il ricambio d’aria? Con l’igienizzazione dei servizi igienici? Non è semplice in questo momento capire cosa si debba e possa fare».
«È pura follia pensare di aprire se queste sono le condizioni – tuona Maurizio Paganelli, gestore dei cinema Aladin di Cesena, del Saffi e Astoria di Forlì, dell’arena Eliseo sempre di Forlì, del Cineflash di Forlimpopoli e del Cine Plus di Comacchio –. Come si fa poi a dire “si riapre” senza avere neppure ascoltato i distributori: con quali film riapriamo? Dirci di aprire in queste condizioni è come dire a un ristorante apri ma non c’è il mangiare».
Le problematiche, poi, variano a seconda della tipologia di cinema. Per i multiplex, ad esempio, un fattore penalizzate è anche la regola cosiddetta del “divieto del pop corn”, ovvero la chiusura della parte bar che spesso è tra le maggiori fonti di profitto.
L’incertezza regna anche tra chi gestisce sale di circuiti indipendenti, come il Supercinema di Santarcangelo, gestito dall’associazione culturale Dogville: «Bisogna attendere i protocolli e capire quali siano effettivamente le condizioni di apertura – commenta a caldo Francesca Bigucci, responsabile coordinamento –. E poi con quali film aprire visto che le uscite sono state posticipate a ottobre?». Per le piccole e medie sale che fanno anche programmazione d’essai, poi, un problema non da poco è dato in questo momento anche dalla liquidità. E poi ci sono problematiche che erano tali anche in epoca pre Covid-19 e che oggi, complice un confronto aperto tra gli esercenti che forse non era mai stato così intenso come ora, hanno portato anche le piccole medie realtà romagnole ad aderire alla Lettera aperta per il sostegno all’esercizio cinematografico indipendente redatta e diffusa nei giorni scorsi da un gruppo di esercenti cinematografici, affiancati da distributori e altre persone che lavorano nel cinema (tra i sostenitori figure come Mario Martone, Elisabetta Sgarbi, Silvio Soldini, Monica Guarritore, Daniele Ciprì…) preoccupati che «l’attenzione verso forme di fruizione privata (streaming, pay tv, ndr) non metta in discussione l’identità e la relazione profonda delle sale con il territorio e il pubblico». Un appello a salvaguardare «quella miriade di sale di quartiere e di paese, in particolare quelle indipendenti, che hanno un ruolo chiave nella pluralità e varietà della proposta e nel legame col territorio». In Romagna hanno aderito all’appello oltre al Supercinema di Santarcangelo, a Rimini il cinema Fulgor e Settebello, cinema Tiberio, a Cattolica il Salone Snaporaz, a Pennabilli il Gambrinus, a Cesena la Multisala Eliseo, a Gambettola l’Abbondanza.
«Le crisi sono occasioni per rivedere il modello di gestione e distribuzione – osserva Roberto Naccari, vicepresidente di Dogville –. C’è un tema che riguarda la distribuzione che penalizza chi vuole fare un discorso di curatela. La lettera mette in luce una serie di problematiche che il pubblico ignora ma che sono fondamentali. Ora di positivo c’è che abbiamo iniziato a confrontarci tra di noi, con uno spirito di collaborazione nuovo».
Intanto, uno spiraglio arriva dalla programmazione delle arene estive. «A Cesena ci sarà certamente la programmazione dell’arena all’ex Comandini – fa sapere Antonio Maraldi, responsabile Centro Cinema di Cesena –. È prevista per luglio e agosto, c’è un bando aperto per la gestione. Ma certo anche noi stiamo cercando di capire cosa chiedano i protocolli». Anche a Rimini si sta sondando la possibilità di una programmazione in arena. In questo caso una ipotesi potrebbe essere quella di un coinvolgimento di più attori (Fulgor e Settebello, Tiberio, Multiplex Befane) insieme al Comune.

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