Cervia, Milena Vukotic ci porta a spasso con Daisy

Spettacoli

Il teatro Walter Chiari di Cervia riapre il sipario con una deliziosa commedia. È A spasso con Daisy di Alfred Uhry, premio Pulitzer 1988 per la drammaturgia, in scena stasera e domani alle 21. Il testo è famoso anche per il film omonimo, e premio Oscar, che ne fu tratto. A farla rivivere sul palcoscenico è un trio coeso guidato da Milena Vukotic, signora della scena di soave presenza; la affiancano Salvatore Marino nel ruolo dell’autista e Maximilian Nisi, (attore faentino di formazione strehleriana e ronconiana che torna con gioia a recitare nelle sue terre) in quello del figlio. La regia è di Guglielmo Ferro, figlio dell’attore Turi che diresse anni fa in questo lavoro. La storia, nell’Atlanta del 1948, fra persone di differenze sociali, si addentra in sentimenti umani profondi. L’anziana Daisy, ricca vedova ebrea, dopo un incidente di guida viene costretta dal figlio a farsi trasportare da un autista di colore; fra i due nasce un rapporto di amicizia che l’autista manterrà anche quando la donna finirà in clinica per Alzheimer.

Milena Vukotic (1935) pure nata a Roma, ha ricevuto una formazione internazionale che le ha permesso di imparare cinque lingue e curare l’arte. Il padre, originario del Montenegro, era diplomatico e commediografo; la madre, italiana, pianista e compositrice. Milena ha vissuto a Vienna, a L’Aja, a Istanbul ma principalmente a Londra e a Parigi. Nella capitale francese ha studiato danza nel rigoroso Conservatorio, ha danzato all’Opéra e poi nella compagnia dell’impresario Georges de Cuevas, che ambiva a emulare l’epopea dei Balletti Russi di Diaghilev, per tre anni ha girato il mondo in tour. Poi una folgorazione, e la sua vita cambiò.

Cosa le accadde Milena?

«Successe che vidi il film La strada di Federico Fellini e ne fui rapita. Lasciai la danza, raggiunsi mia madre a Roma dove si era trasferita e cominciai a farmi strada nella recitazione. A Parigi avevo seguito corsi di teatro con la famosa maestra attrice Tania Balashova. Vinsi una borsa di studio per la televisione, entrai nel giro del teatro italiano. Ma conobbi anche Fellini partecipai al suo Giulietta degli spiriti e ad altri due lavori».

Da allora tanto cinema e teatro; che esperienza è oggi “A spasso con Daisy”?

«Posso dire solo bene di questa mia ulteriore avventura. Mi ha subito interessato per i temi ancora attuali delle emarginazioni; è anche una storia sull’amicizia, fra Daisy e il suo autista analfabeta e di colore, esempio di fedeltà e gentilezza d’animo. Abbiamo fatto scoperte scientifiche fantastiche, ma il razzismo non è cambiato, se non in apparenza. L’autore del testo, che è ebreo, fa emergere l’ironia e l’umorismo ebraico con un lavoro molto acuto che arriva a tutti».

Che dire dei suoi compagni di viaggio?

«Siamo come i tre moschettieri, tutti per uno e uno per tutti; Salvatore Marino è magnifico come autista, con Maximilian Nisi abbiamo una perfetta intesa, ero già stata sua madre in Un autunno di fuoco di Eric Coble. C’è armonia, complicità nel gioco; un altro felicissimo incontro è stato quello con il regista Guglielmo Ferro. Solo i trasferimenti da una città a un’altra sono impegnativi; di rado ci fermiamo più di una notte nello stesso luogo».

Teatro, cinema, televisione, tanti registi, dal “Gianburrasca” di Lina Wertmüller in tivù, dove fu anche “Alice” in un lavoro innovativo di Guido Stagnaro cosceneggiato da Tinin Mantegazza con i pupazzi di Velia Mantegazza, al cinema di Monicelli, Scola, Zeffirelli, Bolognini, Buñuel, fino a Ozpetek e Mazzacurati, e poi la signora Pina Fantozzi, e la lunga serie di “Medico in famiglia”. È anche nel “Dante” di Pupi Avati. Che altro vorrebbe?

«Amo moltissimo il cinema per cui vorrei riuscire a farlo ancora, così come sono tanti i registi con cui mi piacerebbe lavorare, da Gianni Amelio a Nanni Moretti. È vero però che in teatro mi sento felice. A gennaio torno a interpretare un monologo scritto per me da Francesco Casaretti sulla scienziata francese del ’700 Émile du Châtelet, prima a tradurre Newton, per la regia di Maurizio Nichetti; il 3 febbraio debuttiamo a Bagnacavallo dove interpreto la signora Frola in “Così è se vi pare” di Pirandello per la regia di Geppy Gleijeses».

Chiudiamo con un pensiero sui due registi di cinema di questa terra, Federico Fellini e Pupi Avati.

«Per Fellini ho cambiato la mia vita, è in assoluto il regista che mi ha arricchito di più l’animo. Con Pupi Avati purtroppo sono arrivata molto tardi, mi ha dato la grande speranza di poter essere di nuovo in un suo film. Essere stata nel suo coraggioso Dante, rigattiera che incontra Boccaccio, è stata un’emozione brevissima quanto bellissima».

Domani alle 18 incontro con gli artisti. Info: 0544 975166

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