Caravaggio a Roma: la colpa, il dramma, la disperazione e il riscatto

In questo fermento, grazie all’ambiziosa visione di tre studiosi, Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, si incastra perfettamente Caravaggio 2025, la mostra a Palazzo Barberini visitabile fino al 6 luglio, dedicata a un grande protagonista dell’arte a Roma nel suo secolo d’oro.
L’esposizione, che si sviluppa su quattro sale, accosta alcune tra le opere più celebri di Michelangelo Merisi ad altre meno conosciute ma altrettanto significative, in un’ottica di esplorazione dell’innovazione del linguaggio artistico introdotta dal pittore e mette in luce l’effetto collaterale della sua arte sulla società del tempo. Si tratta di un progetto unico per la sua portata, che consente di soffermarsi da vicino su ben 24 opere autografe, alcune delle quali arrivate da collezioni lontane, come il San Giovanni Battista del Nelson-Atkins Museum di Kansas City e il San Francesco in estasi del Wadsworth Atheneum of Art di Hartford, Connecticut (tra il 2010 e il 2011 visto in mostra a Rimini, Castel Sismondo, grazie a Marco Goldin), o ancora i Bari del Kimbell Art Museum di Fort Worth, in Texas, la cui storia è legata alla collezione della famiglia Barberini.
Prestiti eccezionali, dunque, che dialogano con i capolavori dei musei italiani e soprattutto romani.
Francesca Cappelletti, una delle curatrici della mostra e direttrice della Galleria Borghese a Roma, racconta il suo rapporto con Caravaggio e la mostra.
A quale opera di Caravaggio si sente più legata? Lei è stata una delle protagoniste del ritrovamento dei documenti legati alla “Cattura di Cristo”.
«Impossibile scegliere! La Cattura di Cristo è un dipinto che mostra Caravaggio riprendere il filo del quadro da collezione dopo aver sperimentato la grande pittura di storia religiosa nelle grandi commissioni pubbliche, come la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi e la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo. C’è dentro tutta la potenza del nuovo linguaggio chiaroscurale insieme alla tavolozza squillante che caratterizza la prima sala della mostra, dove veramente vediamo Caravaggio come un maestro assoluto del cromatismo veneziano».
Ora da direttrice della Galleria Borghese avrà a cuore anche i dipinti esposti lì.
«I dipinti della Galleria Borghese sono fondamentali per ricostruire il percorso dell’artista e quelli che sono rimasti in Galleria nonostante la mostra ci ricordano ancora adesso i suoi esordi, come lo straordinario Ragazzo con la canestra, la capacità di dipingere “dal naturale” nella Madonna dei Palafrenieri, e la forza simbolica delle immagini che sapeva creare nel San Girolamo che, intento a studiare le Scritture, allontana la morte».
È stato difficile ottenere in prestito dai musei internazionali le opere di Caravaggio, trattandosi di capolavori? Qual è il dipinto che non poteva assolutamente mancare?
«È sempre difficilissimo perché non possiamo aspettarci che qualcuno rinunci volentieri a esporre Caravaggio nel museo a cui appartiene, ma l’importanza del progetto per Roma, per l’anno del Giubileo, per la possibilità di contestualizzare le opere riapparse di recente come il Ritratto di Maffeo Barberini, sono stati elementi convincenti. Credo che tutte le opere siano fondamentali in una mostra che vuole restituire Caravaggio in purezza, ma ottenere la Conversione di Saulo Odescalchi per me ha avuto un grande valore: siamo riusciti a restituire nel percorso, prima che il visitatore si inoltri nelle chiese di Roma alla scoperta del Caravaggio sacro, il suo modo di affrontare la pala d’altare».
La mostra sta avendo un successo straordinario ed è già sold out. A cosa si deve il successo di Caravaggio nel 2025? Da cosa sono attratte le persone?
«Caravaggio è vissuto come un artista contemporaneo, uno straordinario caso di sopravvivenza al tempo di capolavori che avevano un significato profondamente radicato nella cultura dell’epoca ma che oggi sono ancora in grado di parlarci. L’immediatezza della rappresentazione, l’eternità dei gesti e degli sguardi dei protagonisti, colti in un attimo significativo della loro esistenza, anzi nell’attimo più significativo della loro esistenza, colpisce la sensibilità dei moderni. E poi c’è la sua vita: il dramma, la colpa, la disperazione e il riscatto attraverso l’arte. È un personaggio tragico, che oltrepassa le epoche».