C’est n’est qu’un début... Gli operatori dello spettacolo: «Siamo più di 2000, vogliamo tutt’altro»

Spettacoli
  • 09 luglio 2025

Ecco il documento degli oltre 2mila lavoratrici e lavoratori dello spettacolo dal vivo riunitisi in assemblea il 7 luglio dopo i tagli subiti da diversi festival teatrali. Lo pubblichiamo integralmente

Il 7 luglio è stata una giornata straordinaria. In tutta Italia, oltre 2000 persone – in presenza e online – si sono incontrate per dare vita a un processo nuovo, potente, collettivo. Comincia la mobilitazione nazionale delle lavoratrici/ori dello spettacolo dal vivo.

Sono nate 16 assemblee simultanee a Roma, Milano, Genova, Bologna, Ferrara, Dro, Santarcangelo di Romagna, Lecce, Bari, Palermo, Cagliari, Sassari, Venezia, Catania, Napoli collegate tra loro in un unico momento nazionale e più di 1000 singole/i connessi da remoto. Dalle metropoli ai piccoli centri, si è sollevata una voce collettiva: un desiderio urgente di confronto, di connessione, di lotta. Hanno preso parola singolə artistə, lavoratorə dell’arte e dello spettacolo, collettivi, compagnie teatrali, festival indipendenti, spazi culturali e teatrali, realtà attive nella difesa dei beni comuni e del sapere pubblico: lavoratorə dei beni culturali, del cinema, dell’università, assemblee studentesche e precarie, attivistə per la Palestina, ma anche assessori regionali e locali e associazioni di categoria come Cresco o reti informali con la rete dei festival italiani. Erano presenti e sono intervenuti anche i tre commissari dimissionari delle commisione ministeriale Teatro e multidisciplinare Pastore, Cassiani, Grassi. Un fronte ampio, plurale, determinato e consapevole.

L’attacco in corso al settore culturale non è un incidente né una svista. È parte di un disegno politico reazionario, che investe l’università, la scuola, i media, ogni spazio dove si produce pensiero critico. Un progetto reazionario che si riflette su scala internazionale – lo vediamo negli Stati Uniti, in vari Paesi europei – ma che in Italia si concretizza in modo feroce sotto la regia dell’estrema destra al governo.

Fin dall’inizio dell’attuale legislatura, la destra ha dichiarato la volontà di fare “l’anno zero” della cultura, di smantellare il sistema esistente per ricostruirlo secondo una nuova egemonia culturale, conservatrice, patriottica, conforme ai propri valori politici. Con l’assegnazione dei fondi triennali per lo spettacolo dal vivo (FNSV) si compie un attacco ideologico, preciso, puntuale e mascherato da riforma tecnica. È una strategia di controllo, che mira a ridurre la libertà artistica tagliando i finanziamenti a tutto ciò che non rientra in una visione funzionale al potere. Mentre si invocano razionalizzazioni e merito, si tagliano i fondi alle forme più vive, sperimentali, critiche, si colpiscono le soggettività autonome, indipendenti, le realtà che producono pensiero libero e conflitto sociale. Non è un errore, è un disegno preciso. Una manovra chirurgica che colpisce tutto ciò che è critico, autonomo, indipendente, tutto ciò che produce conflitto, immaginazione, libertà.

Per questo il 7 luglio non è una semplice mobilitazione: è un atto politico, un sollevamento necessario. È la risposta collettiva all’autoritarismo culturale. La presa di parola è solo l’inizio, serve ora costruire una forza comune capace di incidere, di proporre alternative radicali, di immaginare un’altra distribuzione delle risorse, un’altra idea di valore.

È il momento di riaprire il tema del reddito di continuità per chi lavora nella cultura. Non possiamo più accettare la precarietà strutturale, l’intermittenza imposta, l’assenza totale di tutele. Serve una trasformazione reale delle condizioni materiali, serve dignità, riconoscimento e diritti per tuttə coloro che generano pensiero, bellezza, memoria collettiva. E serve generare una nuova visione di teatro pubblico libero, critico, necessario, che si opponga a quella illiberale e commerciale delle destre.

Il 7 luglio è stato solo un primo passo. L’invito è a moltiplicare le assemblee aperte, a costruire spazi di confronto reali, a immaginare nuove forme di alleanza tra chi rifiuta questo presente e desidera un’alternativa. Si apre oggi una lunga stagione di lotta. NON E’ CHE UN INIZIO.

IG: https://www.instagram.com/assemblea_lavorat_spettacolo/

Mail: vogliamotuttaltro@gmail.com

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