Amarcort film festival, il videomaker riminese Simone Felici e il corto sul falso culinario italiano per eccellenza, gli “Spaghetti alla bolognese”

Spettacoli
  • 15 novembre 2023

Domenica 19 novembre (cinema Sant’Agostino, 16.30), in occasione della sedicesima edizione di Amarcort film festival, rassegna internazionale sui cortometraggi, sarà proiettato Spaghetti alla bolognese. Autore del cortometraggio è Simone Felici, videomaker riminese con alle spalle diversi documentari e un interesse per il mondo della gastronomia.

Nel suo ultimo lavoro, Felici racconta la storia di un celebre “falso culinario”: nel mondo, l’italianità è spesso associata – oltre ai monumenti e alle città d’arte, alle auto celebri, all’artigianato d’eccellenza e alla moda – anche alle prelibatezze gastronomiche, spesso esemplificate da alcuni piatti iconici.

Tra questi, certamente gli spaghetti meritano un posto speciale nell’immaginario internazionale. Da qui, l’associazione tra il famoso formato di pasta e uno dei sughi italiani più conosciuti, il ragù, esemplificativo di Bologna, «la dotta, la rossa, la ghiotta». E tutto questo, nonostante il ragù, nella quotidianità emiliana, venga in realtà associato alle tagliatelle o alla lasagna.

Felici, da dove è nata l’idea per il corto?

«Ho scoperto che Woody Allen, nel suo ultimo film, ha inserito proprio gli spaghetti alla bolognese. Inoltre, qualche mese fa, Fabrizio Gigante, creativo che vive a Bologna, ha ultimato una canzone dedicata a questo piatto. Ho allora riflettuto sulla diffusione che questa ricetta ha all’estero e su quanto sia ritenuta rappresentativa della nostra gastronomia. È nata così la decisione di realizzare un racconto per immagini, settore in cui ho avuto modo di specializzarmi, con particolare attenzione nel raccontare il cibo. Ho quindi evidenziato la genesi della ricetta, presentando anche la differenza tra il ragù alla bolognese e alla napoletana, e la diffusione cinematografica di entrambi. Questo è solo il primo step di un progetto, che si svilupperà con degustazioni comparative fra tagliatelle e spaghetti, con il contributo di professori universitari e giornalisti bolognesi, con canzoni e boutade».

Quale il target cui si rivolge?

«Consapevole delle potenzialità di questa storia, ho puntato a realizzare un progetto didascalicamente semplice e divulgativo, accessibile a tutti, che potesse avere un taglio accurato e universale (pensiamo ai magistrali documentari di Michael Moore, didascalici ma certamente non grossolani). Strizzando l’occhio a Benjamin Button, ho scelto il titolo per il mio lavoro, nato a costi ridotti, assemblando immagini, musiche e grafiche animate, in cui, attraverso la mia voce, si susseguono video e foto di archivio (tutte con licenze libere o debitamente acquistate)».

Il corto omaggia l’italianità e sottolinea la valenza pop che hanno assunto, nell’immaginario straniero, gli spaghetti al pomodoro, prodotti a livello industriale da numerose ditte (ad esempio, la francese Panzani), come testimoniato da Antonio Sciolè, collezionista di confezioni di spaghetti al pomodoro acquistate in giro per il mondo.

«La produzione industriale di confezioni di spaghetti alla bolognese ha dato vita a un colorito caleidoscopio di immagini che ritraggono il nostro Paese, tanto che il piatto è diventato interessante non solo per il suo valore gastronomico, quanto come fenomeno di arte pop, un po’ come le scatole Campbell’s di Andy Warhol. Sciolè, fin dalla prima confezione acquistata in Olanda, ha notato che lo spaghetto alla bolognese diventa un pretesto per osservare come gli altri ci vedono e per analizzare come, un Paese così ricco di biodiversità e varietà culturale come il nostro, si trasformi, nel magma della globalizzazione, in una Italia semplificata, dove gondole veneziane, templi siciliani, Colosseo, Vesuvio sono racchiusi all’interno di un’unica palla di vetro come in un caotico e magico souvenir».

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