Al via il Bellaria film festival: proiezioni, premi e tanti ospiti

BALLARIA IGEA MARINA. «Una marea risale gentile». È questo il filo poetico che attraversa la 43ª edizione del Bellaria film festival, in programma da oggi all’11 maggio. Una marea composta da voci che per troppo tempo sono rimaste ai margini della scena culturale e cinematografica: donne, giovani, autrici visionarie.

È a loro che Daniela Persico, direttrice artistica del festival, ha deciso di dedicare questa edizione. Una scelta che affonda le radici nella memoria e guarda dritta al futuro.

«Esplorando l’archivio storico del festival, nato nei primi anni Ottanta con una forte vocazione al cinema indipendente, abbiamo scoperto con sorpresa quanto fosse significativa la presenza femminile nelle prime edizioni», racconta Persico.

«Registe che si cimentavano in linguaggi diversi, in forme nuove, originali. Poi, però, quei nomi sono progressivamente spariti. I loro colleghi uomini hanno continuato a crescere, a consolidarsi nel panorama cinematografico italiano. Le donne, invece, sono state relegate ai margini. Ci è sembrato giusto e necessario ripartire da lì».

Il festival omaggia questa genealogia dimenticata non solo recuperando i film delle pioniere, con la rassegna dal titolo Le avventurose, dall’Archivio per il cinema indipendente italiano, ma offrendo una selezione in cui il 70% delle opere in programma è firmato da registe.

«Non è stato facile arrivare a questa quota – ammette – perché la presenza femminile in regia resta minoritaria. Ma quest’anno, anche grazie al successo internazionale di Vermiglio di Maura Delpero, a cui assegneremo il premio speciale Bff43. I film che liberano la testa, ci è sembrato il momento giusto per farlo».

Due momenti simbolici incorniciano la 43ª edizione: l’apertura con una lettura di Carlotta Vagnoli, che rifletterà su come le donne siano state cancellate dalla storia dell’arte, e la chiusura con Lunetta Savino che darà voce alla femminista Carla Lonzi (Firenze, 1931 – Milano, 1982), ore 21 cinema Astra.

E in mezzo, il talk con l’attrice Isabella Ragonese: «Volevamo che le parole femminili accompagnassero il pubblico, all’inizio e alla fine, a ripensare il nostro modo di guardare».

La selezione si muove tra opere prime e seconde, film indipendenti e produzioni internazionali, tutte accomunate da una sensibilità nuova, non stereotipata. Il film di apertura è Ari, un’anteprima nazionale, della giovane regista francese Léonor Serraille: «Un film capace di raccontare i ventenni di oggi attraverso uno sguardo femminile che comprende anche il maschile, mettendolo in discussione senza giudicarlo».

A chiudere il festival sarà Hot milk, adattamento cinematografico del bestseller di Deborah Levy, una riflessione intensa sul legame madre-figlia.

Tra le novità più importanti c’è anche la digitalizzazione dell’archivio storico del festival, realizzata grazie alla collaborazione con Alessandro Gagliardo.

«Abbiamo completato la prima fase, ora stiamo catalogando e rendendo accessibili i materiali. Alcune edizioni erano andate perdute: il nostro obiettivo è recuperare tutto, per dare finalmente una forma compiuta alla memoria del Bellaria».

Proprio da questo lavoro è nata la sezione Le avventurose, dedicata alle cineaste italiane degli anni Ottanta e Novanta: Roberta Torre, Antonietta De Lillo, Adriana Monti, Ursula Ferrara, Manuela Piovano. Donne che, come ricorda Persico, «hanno spalancato orizzonti, sperimentato linguaggi, anticipato riflessioni che oggi sono centrali. Il cinema delle donne di quegli anni era un laboratorio di libertà, di visione. È importante riproporlo, anche politicamente, per evitare che venga dimenticato di nuovo».

La sezione Casa Rossa, cuore competitivo del festival, si è sdoppiata: un concorso per le opere prime e seconde italiane e uno per quelle internazionali. Tra i titoli in gara ci sono film provenienti da Argentina, Turchia, Spagna, Francia e Germania. In particolare Paternal leave di Alissa Jung, produzione tedesca girata vicino a Bellaria, con Luca Marinelli protagonista, e That summer in Paris di Valentine Cadic, una storia di formazione ambientata nella capitale francese durante le Olimpiadi.

C’è spazio anche per una rivisitazione shakespeariana dalle Andorre e per un’opera turca che attraversa una Istanbul onirica e psichedelica.

Ma il film che, secondo Persico, sintetizza il senso più profondo del festival è Monólogo colectivo, documentario argentino sulla relazione tra uomini e animali in gabbia: «È un film che ha ispirato anche il nostro storico concorso Tre minuti a tema fisso, il cui titolo quest’anno è La natura ci guarda».

Parallelamente, il festival propone talk, incontri e una riflessione sulla critica cinematografica al femminile. «Ospiteremo Violetta Bellocchio, che presenterà il suo libro Electra, autrice di un romanzo di autofiction in cui il cinema ha un ruolo centrale nella formazione dell’identità femminile».

Non mancano incursioni nelle arti visive. L’illustratrice Martina Sarriztu, giovane romagnola di talento che sta lavorando al suo primo cortometraggio, esporrà le sue tavole al Palazzo del Turismo in una mostra: Marina Godolina, che racconta con ironia e delicatezza la fauna estiva di Igea Marina.

«Costruire un festival così articolato richiede un anno intero di lavoro», conclude Persico. «Giro molti festival, piccoli e grandi, per cercare storie, voci, sguardi. Ma il vero motore resta il rapporto con il pubblico. Abbiamo rilanciato Bellaria con passione, ma ora serve che i cittadini rispondano, che sentano il festival come proprio. Anche per questo abbiamo mantenuto un abbonamento accessibile, per cinque giorni di cinema e incontri. La cultura ha bisogno del sostegno di tutti. E oggi più che mai, ha bisogno di essere condivisa».

Info: bellariafilmfestival.org

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui