Spanò e Lanci alla Sagra Malatestiana di Rimini

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I fulmini dipinti in un celebre quadro cinquecentesco, La tempesta di Giorgione, sono il punto di partenza del concerto-istallazione “Forma sonata”, proposto e realizzato da Daniele Spanò per la voce del mezzosoprano riminese Arianna Lanci in una nuova produzione che nasce dalla collaborazione della Sagra musicale malatestiana con Emilia Romagna Teatri e il Festival Vie e dove la musica antica trova una nuova originale collocazione. Lo spettacolo sarà al Teatro degli Atti dove andrà in scena per la Sagra riminese il 19 ottobre alle 21.

«La visione sensazionalistica della catastrofe naturale affascina da sempre e viene proposta ossessivamente», spiega Daniele Spanò. “Forma sonata” si sviluppa proprio da questa considerazione e si presenta come un dispositivo immersivo e multisensoriale in cui la luce, il video e il suono si scambiano (le musiche originali sono di Angelo Elle, sound designer e engineer) funzionalità e competenze nel tentativo di il aumentare la condizione percettiva degli spettatori, spazializzando la visione e l’ascolto».

Lanci, in che maniera i versi di Ottavio Rinuccini per il brano di Sigismondo d'India “Piangono al pianger mio”, appaiono come un riflettersi dell'animo umano nel mondo naturale?

«“L’aer nubiloso fassi, mosso anch’egli a pietà de’ miei martiri”: sono queste le parole che mi hanno dato la precisa sensazione che le nuvole siano fatte della stessa sostanza del canto, del pianto, e che l’origine della tempesta possa quindi essere la pietà. Un sospirare tutto umano si propaga fin dentro il cielo, dentro l'aria, come a voler ribadire quel meccanismo ineludibile, forse inconscio, che porta l'essere umano a rispecchiarsi nella natura. Un sentimento di armonia come un senso di appartenenza che fa dell'uomo una creatura stretta nel legame con il circostante, mi è sembrato l'incipit perfetto per questo lavoro di Daniele Spanò in cui la mia presenza in scena è voce, canto, corpo, e respiro».

Spanò, perché sono I fulmini de “La tempesta” sono il punto di partenza di questa “Forma sonata”?

«Quello cinquecentesco è un rapporto con la natura e la sua rappresentazione completamente rinnovato, soprattutto da parte dei pittori veneti. Per rintracciare le radici della rappresentazione dei fenomeni atmosferici mi sono quindi recato alla Galleria dell’Accademia di Venezia dove ho realizzato un archivio dei dettagli dei cieli nelle pitture cinquecentesche e seicentesche. Ho trasformato questo archivio in un video che è diventato parte dello spettacolo».

Una riflessione, si legge nella presentazione, sul tema del cambiamento climatico, sociale e individuale.

«Il clima ha sempre mutato. Quello a cui stiamo assistendo è invece la distruzione da parte dell’ecosistema da parte di una specie: l'essere umano. Un cambiamento di paradigma è invece necessario. Un processo di consapevolezza che parte dall'ascolto, forse è per questo motivo che la musica e il canto sono parte fondante di questo lavoro».

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