Spaccio a minori, arrestato marinaio della Guardia Costiera

Ravenna

Per almeno tre ragazzini adolescenti sarebbe stato il punto di riferimento per approvvigionarsi di sostanze stupefacenti. Un fornitore sicuro, addirittura insospettabile, in virtù della divisa che indossava. Da sabato scorso però, Gino Senofonte, 36enne originario di Taranto in forza alla Guardia Costiera di Ravenna, non indossa più l’uniforme. Lo hanno portato in carcere i carabinieri del Nucleo operativo, che durante la perquisizione domestica e all’interno dei locali della capitaneria a lui affidati hanno pure rinvenuto un assortimento di droghe, tra cocaina, hashish e marijuana, ritenute dosi pronte per essere vendute. Motivo per cui, quella che doveva essere l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal sostituto procuratore Angela Scorza e firmata dal giudice per le indagini preliminari Janos Barlotti, si è conclusa con il suo arresto.
Emoticon per ogni grammo
Contro di lui ci sono i verbali di sequestro, ma soprattutto i racconti dei tre giovanissimi clienti e la testimonianza della madre di uno di loro. Compromettenti sarebbero anche i messaggi Whatsapp nei quali chiedeva il pagamento delle somme dovute, nel corso di conversazioni per l’accusa chiaramente riconducibili a vere e proprie “ordinazioni” in codice: come per esempio l’emoticon di una tazza di caffè per avere un grammo di marijuana, due per comprarne due grammi. Sarebbe stata proprio la madre di uno dei tre, notando un assiduo scambio di conversazioni, a prendere una sera il cellulare al figlio durante una telefonata e chiedere al 36enne di smetterla di spacciare al ragazzo. Il marittimo non avrebbe nemmeno negato, ma si sarebbe affrettato a chiedere scusa, aggiungendo di volere solo riavere il denaro dovuto.
Il furto per pagare il pusher
Il caso, d’altra parte, è proprio emerso per questioni di soldi. A innescare il tutto, sarebbe stata la confessione di un 16enne, beccato rubare a casa di un amico. Agli inquirenti avrebbe infatti raccontato di avere bisogno di contanti per saldare il debito con il pusher. Sentiti durante le indagini, i giovani clienti avrebbero anche riferito di comprare dal 36enne da alcuni anni, parlando anche di continue visite a casa sua, anche da parte di altri acquirenti. Una circostanza, quest’ultima, che l’indagato ha negato davanti al gip, durante l’interrogatorio di garanzia avvenuto ieri, riferendo che nessuna delle persone che frequentavano casa sua lo facevano per motivi di spaccio. Al massimo - ha detto rispondendo alle domande del giudice - qualche spinello condiviso nel suo appartamento.
Droga in caserma
Resta comunque pesante il quadro delle sostanze sottoposte a sequestro: non solo nella cucina dell’abitazione sono stati trovati quantitativi di droga e materiale per il confezionamento. Sono stati rinvenuti altri 2,7 grammi di cocaina, frazionati in dosi da mezzo grammo e altri sacchetti di plastica. Piccoli quantitativi di stupefacente sarebbero saltati fuori anche in caserma. Circostanza che l’indagato ha cercato di giustificare sostenendo di essersela dimenticata. Quanto alle restanti dosi, ha detto di averle acquistate già suddivise in quel modo il 26 novembre scorso a Ravenna, e di tenerle per uso personale. Al termine dell’interrogatorio, il pm ha chiesto i domiciliari, mentre il gip si è riservato sulla convalida e sull’eventuale misura cautelare.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui