Spacciava 10 giorni dopo il parto: "Bimbo prematuro e in astinenza"

Il bimbo è nato prematuro, con una presunta assuefazione da stupefacenti e addirittura in astinenza. Complicanze dovute, così pare, alla tossicodipendenza della madre, che appena 10 giorni dopo avere partorito, mentre il neonato si trovava ricoverato in terapia semintensiva neonatale, si è fatta arrestare perché trovata in auto assieme al compagno e padre del piccolo, con oltre un etto di eroina.

Sono dettagli choc che lasciano trapelare un delicato quadro di degrado sociale, quelli emersi durante l’udienza per direttissima che si è svolta ieri in tribunale a Ravenna, dove il giudice Federica Lipovscek ha convalidato l’arresto effettuato giovedì dalla polizia di Stato. La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere, scegliendo di non spiegare al giudice che cosa ci facesse fuori dall’ospedale, in una vettura assieme a due uomini (oltre al compagno c’era anche un probabile acquirente dello stupefacente). Una strada seguita anche dal padre del bimbo. Entrambi - difesi dall’avvocato Francesco Furnari - sono già noti alle forze dell’ordine per questioni legate nello specifico al consumo e allo spaccio di droga.

L’arresto

Il neonato continua a essere tenuto sotto osservazione in ragione delle delicate condizioni di salute, strettamente connesse agli effetti che la dipendenza ha avuto sulla gravidanza. Ed è stato proprio approfittando del ricovero nell’incubatrice del reparto ospedaliero, che i genitori hanno avuto la possibilità di allontanarsi dal nosocomio. I “traffici” in corso a bordo dell’auto sulla quale si trovavano, non sono però sfuggiti agli agenti di una pattuglia delle Volanti, che hanno proceduto al controllo approfondito. A bordo è così emerso il quantitativo di droga, circa 110 grammi di eroina che hanno legittimato la perquisizione domiciliare a casa della coppia, in una frazione del Ravennate. Qui sono saltate fuori altre dosi per ulteriori 4/5 grammi della stessa sostanza.

Genitori ai domiciliari

Domiciliari per la madre, carcere per il padre. Queste le richieste del vice procuratore onorario Adolfo Fabiani, a fronte delle quali il legale della coppia, ha proposto rispettivamente l’obbligo di firma per la donna e la detenzione domiciliare per il compagno, consentendo a quest’ultimo di uscire su autorizzazione per assolvere alle esigenze familiari, e giustificando così una misura più “morbida” alla luce della delicata situazione legata al neonato.

Il giudice ha infine disposto i domiciliari per entrambi, concedendo i termini a difesa in attesa del processo.

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