Sorella di un disabile: "Devo andare a trovarlo ad Arezzo; è un’odissea trasferirlo a Rimini"

Cattolica

«Io sorella di un disabile, che odissea trasferirlo in Romagna». È allo stremo delle forze Grazia Cicala, una stanchezza impastata con quella preoccupazione che toglie il sonno. Un impatto emotivo che grava su chi ha un disabile in famiglia o, come nel suo caso, due.

La storia

Ma spiegare la situazione non è semplice e la 52enne Grazia deve fare più di un passaggio a ritroso nel passato: «Abito a Sant’Andrea in Casale, nel comune di San Clemente, in provincia di Rimini, con un fratello bipolare di 50 anni che soffre anche di gravi problemi al cuore nonché una sorella di 40 che lavora come infermiera part-time». Una quotidianità complessa che è solo la punta dell’iceberg. «La famiglia è composta anche dal gemello di mia sorella, Daniele, di cui sono tutrice e che da 26 anni viene curato in strutture, tra cui l’ultima è in Toscana in provincia di Arezzo». E scende nei dettagli: «È affetto da un disturbo del comportamento ma anche da ritardo cognitivo, oltre che da una serie di psicosi. Un quadro clinico che gli ha spezzato le ali all’età di 14 anni e che, dopo la sentenza di un giudice dei minori, ne sancì il trasferimento in un “gruppo-appartamento protetto”, una realtà che ospita persone con problematiche anche psichiatriche». Grazia chiarisce che i genitori tentarono di riaccoglierlo in casa dopo 9 anni, ma il tentativo fallì e Daniele venne condotto in una struttura convenzionata con l’Ausl Toscana. Un percorso sempre più in salita, lo definisce Grazia, perché il tempo passa e le sue forze si affievoliscono. «Chiede di me e io corro da lui. Ormai guido solo io se si tratta di lunghi tragitti mia sorella è presa da attacchi di panico ma non riesco più a fare andata e ritorno in giornata. Quindi alla fatica si aggiungono le spese, perché ad Arezzo vado almeno una volta al mese trascorrendo la notte in albergo per ripartire l’indomani ma a portare uno stipendio a casa è soltanto mia sorella».

Rebus trasferimento

Da qui la richiesta agli assistenti sociali dei Centri di salute mentale di Riccione: spostare la residenza di Daniele in Emilia Romagna, per poi trasferirlo in una clinica in loco. Ma ecco l'ennesimo inghippo. «Daniele ha la residenza a Terni, in Umbria, dove abbiamo abitato per qualche tempo dagli anni Novanta». Tradotto. Prima di qualunque altro passo il giovane deve prendere la residenza a Rimini ma per ottenerla deve abitare per un periodo con i familiari. «È un’ipotesi insostenibile per le nostre forze, una tragedia». Così Grazia torna a chiedere il trasferimento da struttura a struttura senza passare da casa e propone «di inserirlo in una lista di attesa se occorre tempo per sbrigare le pratiche». Infine lancia un appello accorato: «Siamo disperate, scongiuriamo l’aiuto delle autorità competenti per il bene dei nostri due fratelli. Vi prego, non ci abbandonate».

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