Soldi per non vaccinare i figli: chiesto il processo per 21 genitori in provincia di Rimini

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No vax e carte false per le vaccinazioni. Ecco un’altra storia di soldi in cambio di atti che certificano fatti mai avvenuti. In questo caso, a differenza delle ultime vicende, non si tratta di vaccinazioni per prevenire il Covid, ma di quelle obbligatorie, da fare in età pediatrica. La storia risale a circa sei anni fa, quando, per un periodo compreso tra il 2016 il 2018, un medico iscritto all’Ordine di Pesaro avrebbe rilasciato certificati falsi per attestare le avvenute vaccinazioni. Il medico, già molto anziano all’epoca dei fatti contestati, è deceduto nel 2019. Negli atti della Procura riminese sono iscritti infatti solo i nomi di 21 genitori (la maggior parte residente in Valconca, tra Morciano, Cattolica e Misano), per i quali la pm Giulia Bradanini ha chiesto il rinvio a giudizio, dopo la conclusione delle indagini preliminari. I reati ravvisati vanno dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, alla falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, fino alla falsità ideologica.

Il prezzo da pagare

Per evitare che i propri figli venissero immunizzati da malattie come pertosse, morbillo, tetano o epatite, i 21 genitori hanno pagato il medico compiacente fino a corrispondere cifre pari anche a 300 euro. Le indagini da poco concluse, infatti, hanno portato alla luce pratica e corrispettivi, messi in atto in seguito alla diffusione della “voce” che tra le Marche e il Riminese operasse un medico disposto a dichiarare il falso, pur di tenere i bambini al riparo dalle vaccinazioni. Un paio di famiglie, addirittura, si sarebbero rivolte a lui dalla provincia di Forlì - Cesena.

«Il mio ex marito no vax»

La vicenda è stata scoperchiata quasi per caso. Come scrisse il Corriere Romagna nel maggio del 2019, l’impulso alle indagini era arrivato dalle dichiarazioni di una mamma, in occasione del richiamo vaccinale della figlia fatto da Ausl Romagna di Rimini. Lì, infatti, sarebbe emersa una mancata corrispondenza tra una delle date contenute nel certificato e quella dell’appuntamento per mettersi in regola con la vaccinazione. Alla richiesta di chiarimenti, la madre avrebbe confessato che la figlia non si era mai vaccinata perché il marito, dal quale nel frattempo si era separata, era un convinto no vax.

«Una grande tristezza»

Chi ormai non si si sorprende più per fatti del genere è il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Rimini, Maurizio Grossi. «È un fatto di cui si era parlato, per il quale oggi giunge la richiesta di rinvio a giudizio, attestando quindi che i sospetti avevano un fondamento». «È una vicenda tristissima - sospira - che conferma la grave avversione verso i vaccini che dilaga nel nostro territorio». «Proprio in quel periodo - ricorda il medico, riferendosi all’epoca dei fatti, - emerse che a Rimini c’era il tasso di vaccinazione più basso di tutta la regione. E questa era la situazione di partenza con cui siamo arrivati al periodo del Covid». Con lo scoppio della pandemia, l’avversione alla vaccinazione ha portato tensioni e resistenze, «confermando - sottolinea il presidente - il preoccupante grado di diffusione delle convinzioni no vax».

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