Sogliano, Andrea Santonastaso racconta Sandro Pertini

Torna in Romagna l’attore e disegnatore bolognese Andrea Santonastaso (1967). Figlio d’arte di Pippo e nipote di Mario del famoso duo comico, dopo il lavoro sul fumettista Paz (Andrea Pazienza), stasera alle 21 al teatro Turroni di Sogliano presenta “Sandro” dedicato a Sandro Pertini (1896-1990), amato presidente della Repubblica dal 1978 al 1985. La formula, originale, è di raccontare un personaggio che ha fatto parte degli anni formativi del protagonista con parole e disegni. Santonastaso lavora con un team coeso, che comprende l’autore del testo Christian Poli e la regia di Nicola Bonazzi.

Da Paz a Pertini qual è, Santonastaso, il legame fra i due?

«Un nesso è che tra i personaggi a fumetti di Paz c’era anche Sandro Pertini, trasformato nel capo partigiano “Pert”. Ma il vero motivo che lega i due spettacoli è, come il precedente, mio figlio Pietro 12 anni. Mi sono chiesto cosa mi piacerebbe raccontare a Pietro a proposito di uomini coerenti. Mi piaceva potergli dire che esistono persone che credono fermamente nei propri ideali, al punto da fare seguire alle idee anche i fatti. Mi è sembrato che l’esempio migliore fosse raccontargli di Sandro Pertini».

In che modo l’ha influenzata l’ex presidente della Repubblica?

«Tutti e tre, l’autore del testo Cristian Poli, il regista Nicola Bonazzi, ed io, siamo stati segnati indelebilmente dal periodo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80; e così pure sia dall’arte di Paz, sia dal mondo che ci circondava, dalla politica a quello che abbiamo vissuto in Italia, compresi i fatti peggiori. Attraverso la figura di Pertini raccontiamo gran parte di quella Italia, e di come in quel mondo si doveva resistere o si poteva resistere. Pertini è stato un esempio fantastico».

Come è costruito lo spettacolo?

«Solo in scena, do voce anche a tre personaggi che ci siamo inventati e chiamato “gli odiatori” quali espressione di voci di social e web di oggi. Alle loro “invettive” alterniamo episodi e fatti della vita di Pertini creando un contrasto che fa effetto sul pubblico, che si sorprende davanti alle parole di “Sandro”».

Cosa racconta di “Pert”?

«Ad esempio della sua presenza alla strage di Bologna del 2 agosto 1980, nella mia città, in quel giorno funesto che a 13 anni mi ha segnato per sempre. Ma parlo anche dei suoi undici anni di carcere, leggo la lettera che scrisse alla madre dalla prigionia. Lei aveva chiesto la grazia per il figlio incarcerato dai fascisti, lui le rispose che chiedere la grazia significava non avere più fede nelle sue idee, e che dunque non era più sua madre».

In scena disegna pure?

«Non come facevo nello spettacolo su Paz; qui ho disegnato sul tablet mentre imparavo e studiavo il testo; ho registrato quei file che vengono trasferiti sulla scenografia, che rappresenta lo squarcio della stazione di Bologna. Sono disegni che si compongono alternativamente, frutto di emozioni che vivevo. Si sente anche la voce di Pertini. Leggo inoltre la poesia di Roberto Roversi “2 agosto 1980” e ogni volta mi commuovo».

A Vignola, dove vive, dirige il teatro Cantelli e una scuola di teatro. Cosa insegna ai suoi allievi?

«La prima cosa che dico loro è che per imparare a recitare bisogna imparare ad ascoltare, e il teatro è un luogo meraviglioso per imparare a farlo, anche come spettatori. La seconda è che il teatro ci rende più belli, dentro e fuori». Euro 15-12. Info: 370 3685093

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