Turismo, previsioni positive per l’Emilia-Romagna: in aumento presenze e arrivi

Il 2023 potrebbe essere particolarmente favorevole per il turismo italiano; secondo le stime elaborate dal portale Demoskopika, infatti, quest’anno si prevedono aumenti per quanto riguarda le presenze complessive e la spesa turistica nel nostro paese. Pur non avendo ancora colmato del tutto il gap con il periodo pre-pandemico, la ripresa del settore prosegue la sua fase di ‘rimbalzo’ dopo il crollo del 2019, in corrispondenza con le limitazioni introdotte per il contenimento dell’emergenza sanitaria.

Il trend interessa anche l’Emilia-Romagna, una delle regioni che - stando alle previsioni - dovrebbe far registrare notevoli percentuali di crescita rispetto al 2022. Di seguito, vediamo in dettaglio quali sono le proiezioni per l’anno in corso con l’alta stagione turistica ormai alle porte.

Gli arrivi turistici: previste oltre 40 milioni di presenze per l'Emilia-Romagna

Dalla nota stampa diffusa da Demoskopika si apprende che “ a livello territoriale, tutte le destinazioni regionali dovrebbero registrare un andamento positivo dei flussi turistici . In particolare, al di sopra della media italiana, nel modello previsionale dell’Istituto di ricerca, si collocherebbero, in ordine decrescente rispetto alla variazione percentuale dei pernottamenti ben nove sistemi turistici territoriali”. Tra questi figura quello dell’ Emilia-Romagna, dove si prevedono in tutto 42,8 milioni di presenze (+12,2% rispetto al 2022) e 11,4 milioni di arrivi (+7,4%).

Se le stime venissero confermate, la Regione sarebbe la quarta in Italia per presenze dopo il Veneto (73.305.747 presenze previste), il Trentino Alto-Adige (52.617.381 presenze) e la Toscana (49.794.552 presenze). Per quanto concerne gli arrivi, il dato previsionale dell’Emilia Romagna è il quinto migliore in assoluto a livello nazionale; un maggior numero di turisti in arrivo è previsto solo in Veneto (19.062.287 arrivi), Lombardia (15.876.573 di unità), Toscana (14.022.429), Trentino Alto-Adige (12.120.134) e Lazio (11.538.556).

Prevedibilmente, la Riviera Romagnola sarà la meta prediletta per il turismo balneare, tanto da parte degli avventori italiani quanto stranieri. I turisti che intendono trascorrere le proprie vacanze godendo delle spiagge sabbiose che caratterizzano il litorale romagnolo potranno scegliere tra le tante strutture ricettive presenti nei vari centri e borghi che si trovano lungo la costa, grazie anche all’ausilio di portali specializzati. Consultando, ad esempio, cesenaticobellavita.it, è possibile scegliere tra i 30 migliori hotel a Cesenatico, uno dei centri turistici e balneari più gettonati dell’intera Riviera.

L’aumento delle presenze e degli arrivi produrrà, fisiologicamente, anche un complessivo incremento della spesa turistica, tanto a livello nazionale che regionale. A tal riguardo, a livello nazionale il flusso turistico potrebbe generare una spesa superiore agli 88 miliardi di euro, un dato che comporterebbe un incremento - rispetto allo scorso anno - superiore al 22%.

L’Emilia-Romagna, con una spesa turistica prevista di quasi 7 miliardi (6.981 milioni di euro), potrebbe far registrare un aumento vicino al 20% (+19,5% sul 2022). Nonostante il dato dell’incremento percentuale sia tra i più bassi della penisola, il valore della spesa colloca l’area turistica emiliano-romagnola ai piedi del podio a livello nazionale, alle spalle della Toscana (14.262 milioni di euro), del Veneto (12.615 milioni di euro) e della Lombardia (10.308 milioni di euro).

Raffaele Rio, presidente di Demoskopika, ha così commentato le stime sul turismo italiano per quest’anno: “Le nostre previsioni descrivono un andamento in crescita dei flussi turistici più che significativo. Si potrebbe registrare il valore più alto delle presenze dal 2010 ad oggi, con il mercato estero che incrementa le sue scelte di consumo turistico verso la “destinazione Italia””. Per incentivare ulteriormente i flussi turistici, prosegue Rio, “occorre conoscere lo stato di avanzamento del Piano strategico nazionale del turismo e, soprattutto, mettere in campo azioni e interventi eventualmente previsti da integrare consapevolmente con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”.

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