Slow Wine Fair, le anteprime romagnole alla fiera del vino buono, pulito e giusto

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BOLOGNA. La Romagna del vino si è presentata ricca di novità ed entusiasmo alla prima fiera della stagione, dopo due anni di silenzio imposto dall’emergenza sanitaria. Una fiera del vino peraltro inedita la prima Slow Wine Fair di Bologna che ha proposto una chiave di lettura precisa e netta: quella della sostenibilità ambientale ed etica di un settore, quello del vino, che vuole guardare al futuro in termini di impegno. Oltre seimila le presenze di operatori del settore nella tre giorni fieristica bolognese e una data già fissata per il ritorno, l’ultimo week end di febbraio 2023. Fra le circa trenta cantine romagnole presenti, è stato possibile cogliere molti elementi di lettura nuovi: giovani vignaioli alle prese con vigne vecchie che diventano cru, recupero di metodi antichi di vinificazione, dalle anfore alle lunghe macerazioni, nuove menzioni in arrivo come il Modigliana bianco, attenzione e valorizzazione a vitigni autoctoni da valorizzare come il trebbiano. Ecco una carrellata delle novità romagnole presentate a Slow Wine Fair.

Nuove etichette

Dalle colline di Roncofreddo la cantina Villa Venti ha portato a Bologna le ultime bottiglie del nuovo Scirone 2020, un famoso 100% macerato sulle bucce in anfore per sei mesi, mentre l’annata 2021 sta completando la sua maturazione. Fratello del più famoso Serenaro, entrambi i nomi fanno riferimento al vento maestrale, rappresenta solo una delle novità in bianco. Quella che debutterà ufficialmente di qui a breve al Vinitaly è invece il sorprendete Tre albe, blend di trebbiano della fiamma e albana da una vigna di 42 anni, che completa la gamma di autoctoni della cantina. Cambia nome in etichetta, ma non sostanza il Sangiovese Marta Valpiani, della omonima cantina di Castrocaro, che dall’annata 2019 appena uscita si chiama Rio Pietra. «Il nome deriva dal rio di acque acque ferruginose che confluivano in antiche terme private e che lambiscono la vigna», spiega la vignaiola Elisa Mazzavillani che conferma la sua mano felice in bianchi verticali e rossi dai colori corallini che invogliano e dal sorso tagliente e fragrante, frutto di lunghe macerazioni.

Trebbiano, legni e nuove etichette

Dopo qualche lustro di demonizzazione conseguente all’abuso di barrique anni Novanta, il legno non sembra fare più paura, nemmeno per affinare i bianchi. I romagnoli hanno imparato a dosare passaggi e tostature leggere. Anche i fratelli Rametta hanno in serbo due nuove etichette che ambiscono, con buone ragioni, a diventare i nuovi classici della rinata cantina Ronchi di Castelluccio. Mentre stanno rimettendo in piedi la vigna storica Ronco Casone in quel di Modigliana, hanno presentato a Bologna Sottovento, che sarà dalla vendemmia 2022 la loro prima etichetta con menzione Modigliana bianco, blend di trebbiano e sauvignon blanc, un vitigno internazionale che fa parte del codice genetico dell’azienda e che sui ronchi modiglianesi cresce ad alberello. La fermentazione spontanea avviene in barrique. Lunga sosta in legno, 10 mesi in botte grande, anche per il nuovo sangiovese “Buco del prete” dalla vigna così chiamata per la sua posizione e perché anticamente appartenuta a un curato della zona.Non ha certo paura del legno, e dai colli brisighellesi ama sempre guardare alla Francia, Stefano Bariani del Fondo San Giuseppe che conferma una batteria di bianchi eccellenti con l’annata 2021 appena imbottigliata. Quattro i suoi classici: il trebbiano Tera, per il quale ha aumentato al 50% la quota vinificata in tonneau di Allier, di lieve tostatura, «mi piacerebbe che il trebbiano rivaleggiasse con i bianchi di rango delle altre regioni mantenendo la sua origine», dice Bariani che certamente è sulla buona strada. Caramore è poi il polposo chardonnay che fermenta in barrique, mentre sempre coinvolgente è il riesling Ciarla, appagante l’albana Fiorile. A settembre arriverà il quinto bianco, una novità assoluta: Pardès, Paradiso, un ancestrale composto per un terzo di trebbiano, un terzo chardonnay e il restante marsanne, aspettiamo pazienti e curiosi. Una conferma e una novità anche per i fratelli Gallegati che a loro volta confermano le potenzialità del trebbiano e in fiera hanno portato la nuova annata di un “brillante” Corallo argento, da una vecchia vigna di ben 60 anni. Dall’autunno scorso la scala cromatica dei Coralli si era poi già ampliata con l’introduzione del colore viola, 60% centesimino e 40% sangiovese fragrante e piacevolmente tannico. Anche per Casetta dei frati il prossimo Modigliana Bianco sarà una nuova annata del Fravento, trebbiano e chardonnay di grande longevità, se si pensa che in fiera è stata proposta l’annata 2011, messo da parte senza alcun timore del tempo.

Cru e antiche vigne

Si aggiunge un cru al parterre de Il Teatro di Luca Monduzzi a Modigliana. In anteprima a Bologna si è svelato il nuovo sangiovese La Roncia da un’unica vigna del 1970 esposta ad est nella sottovalle dell’Ibola che si incunea fra i boschi. Tannini rarefatti, agrume evidente, bellissima acidità, va ad affiancarsi di diritto al già blasonato Violano le cui uve maturano in una vigna che invece ha quasi sessant’anni. Entrambi avranno una nuova etichetta con la menzione Modigliana in maggiore evidenza. Sono il frutto di vecchie vigne di 40 e 50 anni di cloni autoctoni, anche i due sangiovesi di Chiara Condello, il Chiara Condello e Le Lucciole a cui si è aggiunta ora una etichetta nuova, lo Stralisco, selezione delle uve de Le lucciole vinificate con 100% del raspo (non disponibile all’assaggio in fiera, purtroppo). Una efficace lettura delle terre di Predappio caratterizzate, nella fascia più alta, dallo spungone. Chiara vinifica i vini a suo nome, oltre a seguire già da prima la cantina di famiglia, dal 2015, e cura le vigne con le tisane. Ora ad esempio sta raccogliendo il tarassaco per un infuso ricco di silicio che servirà a dare energia alle viti, mentre per difendere le gemme dagli insetti procederà a cospargerle di un mix di aglio, peperoncino, cenere e olio. «Non lavoro in biodinamico – dice Condello –, ma ci sono rimedi che fanno parte di una sapienza contadina che vale la pena rispolverare per la loro efficacia e naturalità». Dall’annata 2018 in uscita ora, reca la menzione della vigna singola il Ca’ del Rosso di Ca’ di Sopra, in zona Marzeno. Una vigna di 30 anni, la più a nord dove ogni anno si conclude la vendemmia di questa cantina. In prospettiva ci sarà anche un altro cru pronto a fine anno da un’altra vigna, il Montale.

Debutti

Terrabusi è una novità nel panorama brisighellese, anche se è dal 2011 che coltiva la vite. Due fratelli, Luca e Matteo, e i loro figli e nipoti a loro volta fratelli Giovanni e Amedeo, si concentrano sul sangiovese dal 2015 e il risultato è il loro Lammone, di buon frutto e freschezza spinta, interessante. Per il Riminese anche è un debutto alla fiera Slow Wine. Due le cantine presenti, Podere dell’Angelo con le sue etichette felliniane e gustose: la Rebola Giulietta e il Sangiovese Fulgor, e la biodinamica Tenuta Mara che di Sangiovese ne propone anche una versione “ramata” ed esula dal consueto sangiovese romagnolo con una interessante versione “marittima” di Pinot nero in purezza.

Un famoso per l’estate

Quella in arrivo sarà probabilmente l’estate del “famoso”. “Fuoristrada” nel nome ma coerente con lo stile e la filosofia esuberante di casa Ancarani è il nuovo bianco metà trebbiano e metà famoso vinificato in un’anfora all’ombra delle piante di fico, stappato in anteprima a Bologna. Una “manciata” di 500 bottiglie ancora in attesa di etichetta che uscirà a brevissimo. Profumato, divertente, va affiancarsi ai bianchi blasonati della cantina faentina, al famoso stesso Le signore, alla buonissima versione 2020 dell’albana Santa Lusa in uscita ora e Per la gioia 2021. Bollicine di famoso per l’estate è poi la nuova proposta della Tenuta Casali di Mercato Saraceno. Il Petillant biologico uscito da un paio di settimane è una bevuta agile e piacevole, una versione finalmente pop di questa uva semiaromatica che trova ormai molte nuove declinazioni in Romagna. Altre bollicine, in questo caso un metodo classico da uve Sangiovese vinificate in bianco, saranno invece la proposta in uscita per le Feste della stessa cantina, stappato in anteprima a Bologna.

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