Sindacati criticano il Governo: "Il ritorno dei voucher è assurdo"

Il riassunto sta tutto qui: «se con l’abolizione delle causali andiamo indietro, con la reintroduzione dei voucher scadiamo proprio nell’assurdo». Le parole sono quelle di Carlo Sama, segretario generale della Uil di Ravenna. Diretto e chiaro come sempre, Sama non lesina critiche anche feroci nei confronti di questo Governo per quanto riguarda le politiche sul lavoro. Ma non fa sconti nemmeno a quelli precedenti, che sembrano essersi “scordati” che vi sono contratti nazionali in attesa di rinnovo da anni.

Partirei dall’attualità. Con il “decreto dignità” erano state introdotte delle stringenti causali per le imprese alla sottoscrizione di contratti a termine superiori a 12 mesi. Ora l’esecutivo targato Meloni vuole toglierle. Che idea si è fatto?

«La mia impressione è che oramai si vada avanti solo ed esclusivamente per ideologie. Ricordo che ogni anno in Italia l’85% dei contratti avviati sono precari; e noi cosa facciamo in un Paese dove il problema è la mancanza di stabilità occupazionale? Liberalizziamo ulteriormente i contratti a tempo determinato. Questo si chiama andare indietro».

È anche vero, però, che questo Governo ha introdotto una serie di interessanti decontribuzioni sulle assunzioni. Specie per i giovani.

«Però vorrei capire: si fa un’operazione giusta come quella che lei ha appena ricordato e, nel frattempo, se ne fanno altre due che rendono ancor più precari i lavoratori? Non ha senso».

Con la seconda intende il reinserimento dei voucher? Lei cosa ne pensa?

«Con la reintroduzione dei voucher credo che siamo davvero all’assurdo. Abbiamo discusso tutta l’estate sulla difficoltà da parte delle imprese di trovare lavoratori che, giustamente, volevano maggiori tutele e paghe corrette. E noi, allora, proponiamo i voucher che, lo ricordo, non prevedono contributi e non danno diritto alla disoccupazione. Sono solo un regalo alle aziende che hanno sempre evaso, ma lo dico adesso: se le persone (stranieri compresi) non accettavano le proposte di prima, figuriamoci se accetteranno i voucher».

Visto che ha tirato fuori il tema le chiedo: come mai continua a perdurare questa difficoltà in certi settori nel reperire lavoratori? E dire che si sono sentite offerte anche elevate…

«Ma siamo sicuri che fossero davvero poi così elevate. Questa estate abbiamo sentito di persone che hanno rinunciato a stipendi da 1.500 euro netti al mese. Noi siamo andati a vedere e la realtà è che quei soldi intanto erano comprensivi dei ratei e poi i contratti non prevedevano un solo euro per gli straordinari, quando in questi casi rappresentavano quasi la metà delle ore lavorate».

Parlando allora di stipendi, mentre l’inflazione sta erodendo il potere d’acquisto delle famiglie, tutti sembrano essersi scordati il rinnovo dei contratti nazionali. Perché?

«Su questo punto effettivamente c’è un assordante silenzio bipartisan sia da parte di questo Governo che da parte di quelli precedenti. Nessuno si sta ponendo questo problema, quando ci sono settori interi con i contratti scaduti da anni. Penso ad esempio al commercio – dove al momento si va avanti con un accordo ponte – o alla vigilanza privata. Il problema è che mentre i costi si adeguano tutti all’inflazione e gli sconti sulle accise della benzina vengono tolti, gli stipendi rimangono sempre i medesimi».

E, nel frattempo, il taglio del cuneo fiscale si è dimostrata una mezza beffa, perché si riduce l’Inps ma aumenta l’imponibile Irpef. Voi dove eravate?

«Ricordo che proprio per ovviare a questo noi avevamo proposto una percentuale di decontribuzione più elevata, perché era chiaro che riducendo le imposte Inps del 2 e 3% come è stato fatto, l’effetto sulle buste paga sarebbe stato risicato, specie per i redditi più bassi».

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