Silvio Orlando in scena al Galli con "La vita davanti a sé"

Quartiere multietnico di Belleville. Parigi. Anni Settanta. Tra le stradine strette, le case pericolanti e le ripide salite, Madame Rosa e il piccolo Momò intrecciano le loro vite. Difficoltà. Pregiudizi. Incomprensioni. Lacrime e amore per il romanzo “La vita davanti a sé” di Roman Gary, che, dopo due versioni cinematografiche illuminate dalle interpretazioni di Simone Signoret e Sofia Loren, trova la via del teatro grazie all’attore e regista Silvio Orlando.

Oggi in scena in doppio appuntamento (alle ore 19 e alle ore 21.30), per recuperare lo spettacolo inizialmente previsto a gennaio, e domani (ore 21), al teatro Galli, Orlando darà voce alla storia dell’orfano Momò, accolto nella sua pensione dalla ex prostituta Madame Rosa che, per guadagnare qualche soldo, si prende cura dei figli senza futuro delle prostitute più giovani.

«Inizialmente il loro è un rapporto improbabile. Hanno tutte le prospettive per entrare in conflitto – racconta Silvio Orlando –. Lei è ebrea, lui arabo. Sono agli antipodi per molti aspetti. Ma entrambi hanno una voragine interiore che cercano di riempire».

Sul palco solo lei, un unico attore. Come mai questa scelta?

«Abbiamo voluto suggerire l’universo di questo romanzo attraverso un solo sguardo, la realtà filtrata dagli occhi di questo bimbo di dieci anni, che prova stupore e ha immaginazione. Io sono Momò che racconta la sua storia».

Emozioni, ma anche ironia e leggerezza. Cosa legherà sempre di più questi due personaggi?

«L’elemento emozionale, il bagaglio affettivo. Madame Rosa diventa per il piccolo orfano una figura sostitutiva della madre, ma lei sta per morire e Momò deve immaginarsi, con ansia e paura, una vita senza di lei. Il suo sarà quindi un estremo tentativo, selvaggio, scostumato, irriverente di nascondersi dal mondo e contemporaneamente un modo per reclamare il suo diritto all’esistenza».

Il legame materno in primo piano quindi?

«Il rapporto con la madre è la chiave per entrare nel dolore universale, è un rapporto che riguarda tutti: sia chi la madre non l’ha mai conosciuta, sia chi l’ha persa troppo presto, ma anche coloro che hanno avuto la fortuna di averla accanto per lungo tempo. Non siamo più abituati ad esternare ciò che proviamo. Oggigiorno è considerato un atteggiamento trasgressivo quello di far prevalere il sentimento. La moda è quella di fare i disincantati, i cinici. Ma senza amore non si va da nessuna parte, si è condannati all’infelicità».

Ad accompagnarla in scena anche brani musicali.

«La musica ha qualcosa di miracoloso. Basta un accordo, la sonorità di uno strumento e si viene trasportati in un’altra dimensione: in questo caso nelle periferie popolate di bazar, crogiolo di religioni diverse, tra cristiani, musulmani ed ebrei che respirano gli stessi luoghi. È il grande tema della convivenza delle culture, che la Francia storicamente ha dovuto affrontare prima dell’Italia, ma che oggi è una grande sfida anche per noi».

Teatro, ma anche tanto cinema e spesso le sue interpretazioni riguardano personaggi particolarmente profondi, fragili. È lei che cerca queste interpretazioni?

«Sicuramente mi piace mostrare il lato umano anche nei destini più atroci. C’è un mio interesse anche antropologico in questo. Vengo coinvolto particolarmente dai racconti delle esistenze degli ultimi, dei non garantiti, di coloro che non hanno posto nella società e che lottano per affermarsi».

In questi tempi drammatici come si affronta il palcoscenico?

«La tragedia che sta capitando così vicina a noi ci fa pensare ancora di più all’irrazionale che può travolgere. Questa guerra ci svela nelle nostre fragilità. Stiamo perdendo il controllo sul nostro futuro, prima di tutto ciò vivevamo nel mito di una sicurezza incrollabile. C’è paura, c’è ansia. Il teatro non può dare risposte, ma può consentire di entrare nei panni delle altre persone».

Prossimi progetti?

«Sicuramente sarò nel cast del nuovo film di Moretti. Un film che segna il suo ritorno al cinema libero, anarchico, scomposto della sua fase iniziale, la fase dell’indimenticabile Michele Apicella».

Info: 0541 793811

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui